I coordinamenti di associazioni in Francia
Premessa
Nell’ambito del progetto ADAPT in corso, il Cesiav sta svolgendo un’indagine sui coordinamenti nazionali dell’associazionismo francese, ed in particolare quelli più grandi aderenti alla Conferenza Permanente dei Coordinamenti di Associazioni, il CPCA.
Il fenomeno dell'associazionismo francese ha assunto forme e dimensioni notevoli durante gli ultimi decenni. Nonostante il settore affondi le sue radici nelle più antiche istituzioni caritativo-assistenziali di matrice religiosa, nelle opere mutualistiche ed educative di natura laica, è soltanto agli inizi del XX secolo che lo Stato riconosce al fenomeno associativo il diritto di esistere ed operare, in seguito all'emanazione della legge 1° luglio 1901, la sola che regola le associazioni sociali sans but lucratif.
L'obiettivo della seguente riflessione è di mettere in evidenza le differenti forme di interazione intessute tra le associazioni francesi con i coordinamenti nazionali, la cittadinanza, lo Stato e il mercato a livello nazionale, con i connessi i fattori che ne hanno influenzato l'evoluzione storica contemporanea. La sintesi si propone dunque di approfondire alcune delle questioni cruciali che hanno accompagnato lo sviluppo del terzo settore in ambito francese, dal punto di vista dell’associazionismo volontario e dl mutualismo cooperativo, evidenziando le maggiori potenzialità e i caratteri peculiari. Riflettere sul mondo associativo francese, alla luce delle informazioni ricavate dalla ricerca sul campo realizzata nel corso del progetto ADAPT, significa porre in relazione proprio le differenze settoriali e le uguaglianze strutturali emerse dai risultati dall’analisi condotta.
Sembrerebbe che in Francia, come in Italia, l’interesse per il ruolo svolto del settore non profit come creatore di occupazione e sostenitore della lotta contro l'esclusione sia stato suscitato dalla pubblicazione di recenti studi sul peso socioeconomico delle strutture associative.
Anche la Francia è uno dei Paesi coinvolti nella ricerca internazionale della John Hopkins University di Baltimora, un fondamentale passo nella direzione di un rigoroso lavoro comparativo, i cui risultati aggregati sono contenuti in The emerging Non profit Sector. An Overview, pubblicato nel 1996, che trova il suo corrispondente a livello francese nel libro di Edith Archambault, Le secteur sans but lucratif, associations et fondations en France (1996). Da tale rilevazione si è riscontato un ampio settore formato da associazioni, fondazioni e da alcune forme di organizzazione particolari, che rivestono un’importanza cruciale nella produzione di beni e servizi di interesse collettivo. Secondo i parametri di definizione utilizzati dalla ricerca, in ambito francese il settore comprende le fondazioni, di tipo filantropico o gestionali di istituzioni, le associazioni, gli istituti sanitari e sociali gestiti da mutue, cooperative scolastiche e dell’alloggiamento, il turismo sociale risalente all’assegnazione dei congedi pagati, i comitati d’impresa con strutture di più di 50 salariati, che gestiscono attività socioculturali e i servizi sociali, le imprese intermediarie, che forniscono impieghi di inserimento per i giovani disoccupati, sovvenzionati dallo Stato.
Per comprendere l’evolversi delle organizzazioni in un contesto nazionale, occorre conoscere quelli che sono i fondamenti del corrispettivo sistema di protezione sociale e del loro modo di cooperare con le collettività. Come in altri contesti nazionali, in Francia si evidenzia la crescita di importanza attribuita alle associazioni nella vita sociale del Paese, la graduale espansione del fenomeno associativo accompagnata dalla loro implicazione all’interno delle attuali politiche pubbliche, anche se tendenzialmente i Francesi sono ritenuti un popolo poco incline ad affiliarsi e dedicarsi ad associazioni, per la massiccia presenza dello Stato nell’organizzazione e gestione dei servizi sociali.
1. Le componenti dell’economia sociale
Il multiforme universo aggregativo francese si ripartisce in tre tipi di organizzazioni principali: le cooperative, che svolgono attività commerciali, agricole, finanziarie, le società mutualistiche, che offrono coperture assicurative supplementari a quelle pubbliche, le associazioni.
Le associazioni.
Le associazioni rappresentano la componente più importante e consistente, la Legge 1901 propone l’unica forma di legittimazione giuridica.
In seguito all’emanazione della Legge del 1° luglio 1901, si è assegnata alle associazioni una compiuta forma giuridica di esistenza, quali organi intermedi tra i cittadini e lo Stato di natura contrattuale.
L’articolo 1 di tale legge fornisce, ancora oggi, una definizione valida di "association" quale
ha poteri di rappresentanza, che firma i contratti di impegno per l'associazione, che anima l'associazione, coordina l'attività, assicura le relazioni pubbliche, redige un rapporto annuale per l'Assemblea, il direttore, responsabile del settore amministrativo, un segretario che tiene la corrispondenza e un tesoriere che ha la responsabilità di gestire il patrimonio finanziario.
Le cooperative.
Le cooperative sono probabilmente la parte più antica dell’economia sociale, se si considera l’esperienza dei tessitori Probi Pionieri di Rochdale, risalente al 1844 e quella della francese Association des Menuisiers del 1831. Uno statuto speciale ne regola l’operato del 1947, revisionato nel 1992, definendole come un insieme di persone che si raggruppano volontariamente al fine di raggiungere obiettivi comuni, costituendo un’impresa gestita democraticamente, partecipando a rischi e a benefici ricavati. Le cooperative possono essere di consumo, per l’alloggio agli svantaggiati, di produzione. Il principale organo di collegamento nazionale è lo GNC, in aggiunta al CNLAMCA, organo di concertazione e di rappresentanza creato nel 1970 per dare il giusto riconoscimento al movimento mutualistico. Le cooperative si sviluppano in maggioranza nel campo agricolo, essendosi specializzate nel mutuo soccorso dei coltivatori per rispondere ai bisogni di credito delle classi popolari.
Le mutue.
Per quel che riguarda le mutue, esse traggono origine delle confraternite medievali e dalla società di mutuo soccorso del XIX secolo. Nel 1902 si costituisce la Federazione nazionale della mutualità francese. Sottomesse al Codice della Mutualità del 1955, esse gestiscono certi sistemi speciali complementari di Sicurezza sociale (insegnanti, studenti, agricoltori), assicurando un'assistenza integrativa, come la Mutualità Sociale Agricola.
Le fondazioni
Le fondazioni sono rette da tre leggi recenti (1987, 1990) ma risultano le meno sviluppate.
Per ripercorrere l’itinerario storico tracciato dal terzo settore in
Francia, si è partiti proprio dall’introduzione della pubblicazione
Le
secteur sans but lucratif, di Edith Archambault. La studiosa osserva
come lo statalismo centralista abbia influenzato la storia sociale francese,
accanto alla tradizione giacobina, che aveva osteggiato l’operato delle
congregazioni religiose (sotto l’Ancième Regime), delle corporazioni
(durante la Rivoluzione), del movimento operaio (nel XIX secolo). Bisogna
attendere, infatti, il 1864 per il riconoscimento delle libertà
di associazione, il 1884 per la libertà sindacale, il 1898 per la
promulgazione di nuove leggi nel campo della mutualità e il tardivo
1901 per una risistemazione normativa dell’ambito associativo.
2. Cenni storici
Per analizzare la situazione francese è necessario risalire alla Rivoluzione. Fu proprio in quel periodo, più precisamente nel 1791, attraverso le Lois d’Allarde e l'Editto Le Chapelier, che il legislatore giunse a neutralizzare le attività delle organizzazioni senza scopo di lucro, sopprimendo corporazioni, le società benefiche e educative, le organizzazioni di lavoratori: la nazione doveva essere la sola associazione legittima. Si decretava, pertanto, che la sfera pubblica poteva assistere solo gli indigenti. In nome della difesa dell’interesse generale e della libertà del lavoro, veniva interdetto ad ogni cittadino di difendere gli interessi comuni della stessa professione. Il medioevo fu segnato sulla personalizzazione della carità, legata in particolare all’attività dei Domenicani e dei Francescani, dei Templari e altri ordini per l’educazione dei bambini poveri, fino alla Guerra dei Cento Anni, che mise in crisi la funzione caritatevole delle autorità ecclesiastiche.
Soltanto con il graduale disimpegno assistenziale da parte della Chiesa, lo Stato cominciò ad ampliare i suoi poteri di intervento, costruendo degli istituti specifici di accoglienza, gestiti ancora da ordini monastici. L’influenza delle Chiesa tornò a potenziarsi durante l'epoca della Controriforma, passando attraverso il predominio dei Gesuiti, ma soprattutto per opera di figure emblematiche, come Saint Vincent de Paul, che creò l’Ospedale per l’infanzia abbandonata, riconosciuto oggi di pubblica utilità. Durante l’Illuminismo, si rivendicò una totale responsabilità sociale da parte dello Stato, portando all’introduzione della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e alla laicizzazione di numerose opere di beneficenza. Il passaggio all’industrializzazione verso il XIX secolo peggiorò le condizioni dei poveri che dipendevano da enti di assistenza volontaria privata, e soprattutto dalle solidarietà di vicinato, tipiche dei comuni minori e delle comunità agricole locali. La persistenza del sistema familiare, radicato alla società agraria tradizionalista e l’interesse delle classi dominati a mantenere limitate sia la pressione fiscale, che le responsabilità burocratiche statali, prefigurando nuove tipologie di intervento assistenziale integrativo per arginare la dilagante miseria.
Nella Francia di fine secolo, con la drammaticità delle vicende rivoluzionarie, si produssero i primi significativi mutamenti istituzionali, attraverso un riconoscimento giuridico specifico, sostenuto dagli interessi della borghesia, interessata a liquidare l'ingente patrimonio delle opere pie. La Rivoluzione fece regredire la posizione rilevante acquisita fino allora dalle organizzazioni di volontariato. Fu la stessa Costituzione (1793) a dichiarare che i soccorsi pubblici erano un debito sacro, prevedendo la nascita di un Istituto Generale dei Pubblici Soccorsi, destinato a provvedere ai bisogni dei minori abbandonati, degli infermi e dei poveri invalidi. Si creava una distinzione netta tra diritto al lavoro ai cittadini bisognosi e all’assistenza per i soli inabili, assegnando alle amministrazioni municipali il compito di provvedere ad integrare i finanziamenti pubblici, occupandosi dell’erogazione dei sussidi o di assegnare gli impieghi, sopprimendo gli ecclesiastici ateliers de charité.
Una decisa riorganizzazione del sistema assistenziale venne raggiunta durante il periodo del Direttorio (1795–1799) e viene razionalizzata da Napoleone III tra il 1852 e il 1856. Egli tentò, in effetti, di introdurre sovvenzioni pubbliche che risultarono però di portata limitata, a favore di uffici decentrati, chiamati municipali Bureaux de bienfaisance, presenti solo in un quarto dei comuni francesi, con la finalità di sostenere i sistemi di assicurazione volontaria cooperativa. In questo contesto, nonostante le interdizioni, le società di mutuo soccorso avevano continuato ad autorganizzarsi clandestinamente, mentre la stessa Chiesa aveva ricostituito una fitta rete di istituzioni. Le organizzazioni che non perseguivano uno scopo di lucro, dapprima osteggiate, vennero gradualmente assorbite dall’amministrazione pubblica, tramite questa ampia rete di uffici, decentrati nei comuni maggiori. L’esito di questo processo normativo fu la legge promulgata nel 1901, che consacrava il diritto di ogni cittadino ad associarsi senza autorizzazione preliminare. Per rendere più efficace l’azione di protezione sociale, lo Stato cominciò a laicizzare l’assistenza, passando dalla carità alla previdenza sociale.
Il modello di welfare francese postbellico si caratterizzò per un’elevata frammentazione categoriale in campo pensionistico e sanitario, creando una sorta di compromesso occupazionale, instaurando il sistema di Sicurezza Sociale, finanziato dalle quote versate obbligatoriamente dal salariato, per coprire tre rischi: vecchiaia e invalidità, malattia e incidenti sul lavoro, maternità e famiglia, che non omologava tutta la popolazione secondo il modello egualitario scandinavo.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, si diffusero i primi grandi stabilimenti sanitari e sociali, convenzionati con la Sicurezza Sociale, insieme alle associazioni di genitori di studenti, che si impegnarono nell’istituzionalizzazione dell’insegnamento laico e pubblico. Questa attiva effervescenza collettiva sostenne il graduale recupero del ritardo storico accumulato dal terzo settore in Francia, promossa dal Governo di Sinistra, che si dimostrò favorevole alla presa di coscienza dell’importanza dell’unitarietà dell’economia sociale, garantendola con l'attuazione del decentramento amministrativo nel 1982. Il decentramento mobilitò risorse umane, competenze tecniche e supporti finanziari a servizio dell'interesse collettivo, rendendo corresponsabili i cittadini nella realizzazione di politiche pubbliche all’interno di ampi reticoli associativi.
Gli anni Ottanta vennero segnati da uno sviluppo senza precedenti delle iniziative della società civile, che oltre ad avanzare richieste e perseguire progetti di cambiamento politico, cominciarono ad organizzare in modo diretto alcune attività economiche, dall’organizzazione dei servizi di interesse collettivo all’imprenditorialità sociale. L’incidenza del decentramento favorisce l’accrescimento della visibilità delle associazioni, sottolineando la loro attitudine a prevenire l’esclusione, proponendo soluzioni innovative ed efficaci in caso di urgenze, tramite:
Questa vicenda inquietò molto il mondo associativo e convinse
una serie di dirigenti associativi guidati da Bloch-Lainé, attuale
presidente dell’Uniopss, e che avevano in comune la militanza nella resistenza,
a creare un luogo di riflessione sul ruolo dell’associazionismo nella società
e nella vita politica contemporanea, centrando la riflessione non più
e non solo sugli obiettivi dell’associazionismo, ma portando la discussione
sui metodi ed i contenuti di una possibile politica associativa che si
rivolgesse anche al mondo politico, che fosse in grado di individuare una
cultura dell’associazionismo condivisa e risultante da un serio confronto
tra laici e cristiani.
Con questo processo giunse a compimento il dialogo tra i grandi settori
dell’associazionismo francese, iniziandosi ad avviare quel cammino comune,
che farà emergere l’associazionismo come interlocutore dello Stato
ed attore di una politica di sviluppo socioeconomico, indirizzata all’accrescimento
della cittadinanza attiva.
Si organizzarono così, a partire dal ’75 circa, degli incontri
promossi dalla ADAP (Association de Defense des Associations de Progrés,
sorta per iniziativa di una decina di dirigenti associativi di matrice
cristiana, con l’obiettivo di aprire un ampio dibattito nel mondo dell’associazionismo
francese e la volontà di sciogliersi non appena si fosse riusciti
a suscitare e far scaturire tale dibattito), che videro partecipare un
largo numero di dirigenti di tutte le associazioni, interesate a confrontarsi
intorno ad una serie di temi assai importanti, come: l’utilità sociale
dell’agire associativo, i finanziamenti pubblici, il decentramento amministrativo.
All’inizio degli anni ’80 si intensificano i rapporti tra i rappresentati
dell’associazionismo laico e gli ex-componenti l’ADAP, proprio l’arrivo
della Sinistra al governo determina una particolare attenzione dello Stato
verso questo fermento culturale manifestatosi nei cinque precedenti anni
all’interno del mondo associativo.
Agli inizia degli anni Ottanta, il ministro André Henry (che
proveniva dal sindacato e non aveva praticamente mai avuto rapporti con
il mondo associativo) lanciò una serie di incontri su “Associazionismo
oggi “ in cui invita il maggior numero di associazioni a confrontarsi col
governo, proprio da questi contatti nacque la sollecitazione e la volontà
di dare vita ad uno strumento consultivo del governo ma al tempo stesso
rappresentativo e gestito dal mondo associativo, quello che verrà
chiamato il Consiglio nazionale della Vita Associativa, CNVA, istituito
per Decreto il 25 febbraio 1983 dal primo ministro Pierre Mauroy.
Qualche anno dopo nell’85 si creerà il Fondo per lo sviluppo
della vita associativa, FNDVA che ancor oggi è uno dei principali
strumenti di finanziamento per la formazione e la crescita dei quadri dirigenti
e dei volontari.
Già dai primi mandati del CNVA - allora totalmente nominato
per cooptazione dal primo ministro, che eleggeva nel suo seno un comitato
di coordinamento con un presidente - si ritrovarono nei luoghi di maggiore
responsabilità coloro che avevano avviato ed animato il dibattito
interassociativo degli anni ’50, che partivano da posizioni diverse, pur
avendo più che mai in quel momento un chiaro obiettivo comune: realizzare
una riflessione comune e collettiva del mondo da questi rappresentato,
per giungere insieme ad una visione unitaria della posizione che l’associazionismo
francese doveva assumere in rapporto alle varie autorità statali.
Era una scommessa difficile, considerato che lo Stato non aveva interesse
a favorire una riflessione sul ruolo dell’associazionismo, né aveva
ancora sviluppato, al di là delle dichiarazioni di principio, la
consapevolezza dell’importanza di tale settore, di un suo possibile ruolo
sussidiario, capace di costruire una relazione partenariale nella gestione
di aspetti della vita pubblica.
In conseguenza della creazione di un organismo istituzionale col ruolo
di consulenza su richiesta del Primo ministro, le associazioni dovettero
comunque sviluppare (nonostante lo scarso interesse, manifestato, talora,
del governo) un confronto serrato tra di loro su temi generali e tentare
di arrivare ad una sintesi di proposte. Col CNVA non era più sufficiente
discutere solo tra associazioni omologhe, ma si rendeva necessario favorire
l’impegno a confrontarsi reciprocamente a tutto campo per produrre dei
pareri il più possibile omogenei ed uniformi, consentendo, talvolta
in maniera imposta, di conoscersi meglio e più approfonditamente.
Si verificò dunque che al di là delle diverse impostazioni
ideologiche o teoriche, esistevano degli ambiti comuni di intervento, in
grado di determinare un comune sentire su alcune questioni di particolare
rilievo.
Temi di attualità quali la fiscalità, il volontariato
e una legislazione a questo idonea, il finanziamento pubblico, i rapporti
tra associazioni o con altri organismi intermedi (sindacato, partiti, ecc.)
furono presi in considerazione in modo uniforme per la prima volta, producendo
una capacità efficace di contrattazione da parte del mondo associativo
proprio grazie al sostegno del CNVA.
3.Le dimensioni del terzo settore
Secondo quanto osservato dall’Archambault le entrate del settore nel 1990 ammontano a 217.000 milioni di franchi, rappresentando il 3% del PIL nazionale, maggiormente volto al lavoro che all’accumulazione di capitale, essendo cresciuto il numero di lavoratori ad un tasso di 39,6% tra il 1981 e il 1990, soprattutto nei servizi sociali, nella cultura e nel tempo libero, nelle attività di recupero e rivalutazione dei quartieri, nella tutela dei diritti umani e civili, nella riqualificazione e reinserimento di disoccupati, impiegando complessivamente 800.000 salariati.
L'educazione, la ricerca, la salute sono i settori principalmente finanziati dallo Stato, nel campo educativo attraverso gli stipendi per gli insegnanti, mentre le strutture sanitarie sono sussidiate dal governo e dalla Sicurezza Sociale dei lavoratori, nel caso delle attività ricreative e culturali si denota il grande sostegno da parte delle comunità locali, specialmente i piccoli comuni, nei quali rappresentano un fattore di aggregazione e socializzazione notevole.
4. La legislazione in vigore
Fenomeni emergenti quali la crisi economica, l'aumento della disoccupazione e dell'emarginazione sociale, lo sgretolamento della struttura familiare, il progressivo ampliamento delle attività legate al tempo libero, l'abbassamento dell'età del pensionamento, sommati alla necessità di creare dei nuovi luoghi di socialità per le situazioni complesse sviluppatesi in alcuni quartieri più a rischio, giustificano la diversificazione operativa delle associazioni locali, l’utilizzazione del territorio come risorsa, l'enfasi posta sulla prossimità municipale, l'economia sociale come bacino per la creazione di nuovi impieghi. E’ proprio il settore dell’associazionismo francese ad essere caratterizzato da una fervida vitalità, e da un bilancio ampiamente positivo in materia di occupazione. All’interno del programma "Nuovi servizi, nuovi lavori", le associazioni hanno contribuito alla creazione di 64.000 posti di lavoro su un totale di 150.000 nel marzo 1999. Nell’ambito delle misure politiche attuate a livello locale, l’economia solidale rappresenta spesso l’unica fonte di occupazione di lungo periodo in qualche aree metropolitane periferiche. Nonostante il forte impatto occupazionale, non esiste ancora uno status giuridico specifico di "impresa sociale", come la nostra 381/91, sostituito dalla qualifica di "utilità sociale".
A parte la legge sulle associazioni che risale al 1901, non si è proceduto ad una nuova regolamentazione normativa del volontariato. Una maggiore attenzione del Governo in materia è testimoniata dall’iniziativa di convocare un Convegno Nazionale sulla Vita Associativa (Assises Nationales) tenutosi a Parigi nel febbraio 1999, promosso dal Ministero del Lavoro e della Solidarietà, dalla DIES e dal CNVA, al quale ha preso parte lo stesso CESIAV in qualità di membro del CEDAG e per il lungo relazionarsi partenariale con il FONDA. Le Assises sono state precedute da 90 forum dipartimentali, nei quali si è discusso in forma preliminare di promozione del volontariato, della riforma dei FNDVA, di nuovi dispositivi regolamentari e legislativi sulla formazione professionale, di una migliore concertazione con lo Stato, di democrazia partecipativa nella cittadinanza europea, della dimensione paritaria delle donne e degli uomini nella vita associativa, dell'associazionismo come generatore legittimato di impiego.
5. Le risorse finanziarie
Per quel che riguarda la questione i finanziamenti, l'amministrazione ricorre sovente alla tecnica del convenzionamento, divenuto obbligatorio per i servizi erogati dallo Stato al di sopra di una certa somma su progetti approvati, sostituendo gli aiuti alle associazioni da aiuti alla persona, di passare dal sostegno agli operatori alle operazioni, dagli aiuti dei servizi centrali a quelli decentrati. Le organizzazioni operano in stretta connessione con il sistema pubblico di erogazione dei servizi, di conseguenza esse dipendono in misura massiccia dai finanziamenti di origine pubblica, tanto che nel 1990 il 59% del totale delle risorse proveniva dallo Stato.
Nel domandare dei finanziamenti, si può far riferimento a Fondi per la gestione paritaria (FNDS), i Fondi nazionali di sviluppo alla vita associativa (FNDVA), che finanziano soprattutto azioni di formazione per i volontari (ogni datore di lavoro deve assicurare la formazione dei salariati o almeno pagare una quota ad un fondo di assicurazione per la formazione), Fondi di cooperazione della gioventù e dell'educazione popolare (FONJEP).Lo Stato può proporsi come sostenitore della ristrutturazione del settore che favorisca le trasformazioni dei raggruppamenti.
7. Le strutture di coordinamento nazionale
L’indagine condotta e le interviste realizzate con alcune testimoni privilegiati della realtà associativa francese, sono state occasioni di spunto per riflessioni sul tema del "lavoro in rete". Consolidare il proprio operato attraverso l’adesione a coordinamenti e federazioni nazionali ha significato per le associazioni francesi solidificare l'unità di intenti, la condivisione di obiettivi, la capacità progettuale di perseguirli, la continua messa in discussione e un confronto costruttivo coniugando lo sviluppo economico del territorio con il rafforzamento della coesione sociale. L’intento di lavorare in rete si è tradotto, dunque, con il coinvolgimento diretto della comunità locale, connettendo le risorse disponibili di un dato territorio, con l’identità collettività e il senso di comune appartenenza, assegnando alle associazioni il ruolo precipuo di trasmissione di metodologie innovative di intervento decentrato. Nella consapevolezza che le strategie associative si rafforzano soltanto iscrivendosi all'interno del circuito di reti, sono apparse nell’ultimo ventennio i Coordinamenti associativi, strutture orizzontali che riuniscono Federazioni dello stesso settore d’intervento, per meglio concertare e difendere i propri interessi, cercare delle posizioni comuni e rappresentare le associazioni davanti ai poteri pubblici. Si distinguono inoltre:
Negli anni Venti hanno visto la luce le prime Confederazioni, come la CGOL, Confederazione Generale delle Opere Laiche (1866, nata dalla fusione di società repubblicane di istruzione) e le Unioni, come l'UNAT, Unione Nazionale delle Associazioni Turistiche (1920, fondata da Touring Club, Club Alpin Français, Societé d’Encouragement de l’Automobile Club de France), che promuoveva il viaggio in automobile, per persone benestanti, prima di lanciare il turismo popolare, l'UNAF, Unione Nazionale delle Associazioni Familiari (sorta per ordinanza ministeriale nel 1945), l'UNIOPSS, Unione Nazionale Interfederale delle Opere e Organismi Privati Sanitari (1947, federata da organismi assistenziali). Alla fine degli anni Sessanta si sono diffusi i Comitati, CNOFS, Comitato Nazionale Olimpico e Sportivo Francese (1972), il CNAJEP, Comitato Nazionale di Relazioni Nazionali e Internazionali di Associazioni della Gioventù e dell’Educazione Popolare (1991), il CCOMCEN, Comitato Nazionale di Coordinamento delle Opere Mutualistiche e della Cooperazione di Educazione Nazionale (1972), CELAVAR, Comitato di Studio e Relazione delle Associazioni a Vocazione agricolo-rurale (1980), mentre agli inizi del decennio successivo, sono stati costituiti i Coordinamenti, tra i quali, il CADECS, Coordinamento di Associazioni di Sviluppo Economico-Sociale (1993, partire da quanto realizzato dalla Confederazione Generale del Tempo Libero) e la Coordination SUD (1994, gemmata da organizzazioni di solidarietà internazionale).
All’inizio degli anni Novanta, tutte le maggiori unioni e federazioni si sono raggruppate nella Conferenza Permanente dei Coordinamenti di Associazioni, il CPCA, con sede a Parigi, per stabilire una base di concertazione, di negoziazione, rappresentazione nel 1992. Sorta per dare una volontà di coerenza politica al movimento associativo, la Conferenza ha decretato il rispetto per i patti raggiunti, gli accordi stipulati e le convenzioni siglate con i poteri pubblici, riconoscendo la rilevanza della specificità delle azioni associative, di una fiscalità idonea, dell’adozione di uno statuto europeo che incentivi lo sviluppo del volontariato. Nel corso dell’ultimo anno, si sono aggiunte due nuovi coordinamenti ai dodici che la formavano, ampliando in modo incessante gli ambiti associativi rappresentati, inerenti alla dimensione educativa, sociale, familiare, sportiva, giovanile, assistenziale, sanitaria, di sviluppo rurale, di salvaguardia dell’ambiente, di cooperazione e solidarietà internazionale.
Nel 1920 un gruppo di associazioni promossero il viaggio in automobile per un pubblico agiato, costituendo l'UNAT, per poi giungere a difendere il diritto alle vacanze per tutti, ottenendo il riconoscimento dei congedi pagati e l'incoraggiamento del turismo popolare nel 1936. Fu al termine della Seconda Guerra Mondiale che si organizzarono due altre unioni, una sotto la pressione dei poteri pubblici per promuovere una politica familiare più responsabile, l’UNAF, l'altra complementare alla Sicurezza Sociale nascente, organismo finanziario e amministrativo ma non gestore diretto di stabilimenti, l’UNIOPSS, costituita da associazioni caritative cristiane, con l'intento di garantire un sostegno all'organizzazione globale della protezione sociale, facendosi carico della rete di mutua assistenza degli istituti privati preventivi e curativi.
La terza generazione dei coordinamenti comparve negli anni 1968-72, sviluppandosi intorno alle politiche sportive ed educative inerenti alla gioventù:
Quattro coordinamenti di generazioni differenti intervengono nell'ambito
educativo (CGOL, CCOMCEN, CNAJEP e CADECS). Questo settore, che ha partecipato
largamente all'emergenza dell'educazione nazionale e alla formazione permanente
si trova attualmente di fronte a molteplici sfide da fronteggiare: la questione
della laicità, dell’inserimento professionale dei giovani, dell’esclusione
sociale generalizzata. Alle relazioni interpersonali si sostituiscono durante
il decennio degli anni Ottanta quelle interistituzionali, come nel caso
del Fonda, cemento dialettico e relazionale tra associazioni, o il CLAMCA,
Comitato Nazionale di Relazione di Attività Mutualistiche Cooperative.
Il Comité National de Liaison des Activités Mutualistes Coopératives
et Associatives, creato a Parigi, con 46 organizzazioni membri, raggruppa
la gran parte delle maggiori imprese sociali, assicurando un legame permanente
tra i suoi appartenenti. Nello stesso periodo lo Stato decide di costituire
un'istanza ufficiale nazionale, il CNVA, un organismo consultivo
e interlocutore critico presso il Primo ministro, composto da rappresentanti
del mondo associativo per assicurare la presenza pubblica, cercando altri
partner negli organismi imprenditoriali profit e non, rafforzando la capacità
di dialogo. Il Consiglio Nazionale per la Vita Associativa fornisce pareri
riguardanti l’incoraggiamento della vita associativa, conduce studi e propone
iniziative, redige un bilancio annuale, il Bilan National de la vie
associative (l’ultimo risale al 1998), presenta interrogazioni parlamentari,
si consulta con il Governo per dibattere di questioni finanziarie e fiscali,
di relazioni europee, di formazione del volontariato. Il CNVA diffonde
quattro volte l’anno la Lettre du CNVA, per informare le associazioni
sui principali avvenimenti in corso, tramite l’organizzazione di convegni
nazionali la pubblicazione di dossier periodici, la divulgazione di studi
tematici, permettendo puntualmente di tracciare l’evoluzione del fenomeno
e mettendo in rilievo il ruolo giocato dalle associazioni. Il Condiglio
propone inoltre al Primo ministro la nomina dei rappresentanti al Consiglio
Economico e Sociale, CES e al Comitato di gestione del Fondo Nazionale
di sviluppo alla Vita Associativa, FNDVA, che sostiene la formazione dei
responsabili associativi.
Il CNVA diffonde quattro volte l’anno la Lettre du CNVA, per informare
le associazioni sui principali avvenimenti in corso, tramite l’organizzazione
di convegni nazionali la pubblicazione di dossier periodici, la divulgazione
di studi tematici e conoscitivi, permettendo puntualmente di tracciare
l’evoluzione del fenomeno e mettendo in rilievo il ruolo giocato dalle
associazioni.
Nel 1974 viene creato il Consiglio Nazionale del Volontariato dalle associazioni stesse, per promuovere ulteriormente il volontariato presso le strutture pubbliche, sensibilizzare l’opinione pubblica, organizzare campagne di informazione, partecipare a manifestazioni speciali, prendere parte a Congressi Internazionali del Volontariato, curare la progettazione e la programmazione di una rete territoriale di centri regionali. L’attività del Centro è finalizzata al reclutamento e orientamento di volontari tramite periodi di stage formativo, alla partecipazione alla vita associativa locale, all’erogazione di servizi telematici, di ascolto e assistenza, al recupero scolastico ed insegnamento ai bambini ricoverati in ospedale.
Nel 28 ottobre 1991 è stata, infine, creata la Delegazione interministeriale per l’innovazione sociale e l’economia sociale (DIIES) il cui obiettivo consiste nel coordinare e proporre le misure destinate a favorire lo sviluppo dell’economia sociale.
Questo movimento di strutturazione settoriale (federazioni), intersettoriali (coordinazioni) e trasversali (FONDA, CPCA, CNVA), traduce in sintesi la volontà delle associazioni di affermarsi come perni intorno alle quali far ruotare le politiche sociali più attuali. Per comprendere i rapporti che le federazioni intrattengono coni i coordinamenti, bisogna interrogarsi sulla maniera in cui gli uni e gli altri concepiscono i loro interventi. Più i coordinamenti risultano implicati nell’organizzazione di attività, più essi sono chiamati a gestire direttamente dei servizi operativi (l’UNAT, con una banca dati, L’UNAF, con una carta di intenti e priorità); più esse restano legate ai campi trasversali, più la funzione d’informazione, di sostegno, di messa in relazione diventa centrale (CPCA, CNVA, CNV).
L’indagine condotta e le interviste realizzate con alcune testimoni
privilegiati della realtà associativa francese, sono state occasioni
di spunto per riflessioni sul tema del “lavoro in rete”. Consolidare il
proprio operato attraverso l’adesione a coordinamenti e federazioni nazionali
ha significato solidificare l'unità di intenti, la condivisione
di obiettivi, la capacità progettuale di perseguirli, la continua
messa in discussione e un confronto costruttivo coniugando lo sviluppo
economico del territorio con il rafforzamento della coesione sociale. L’intento
di lavorare in rete si è tradotto, quindi, con l’entrata in contatto
e il coinvolgimento diretto della comunità locale, consentendo di
far interagire le risorse disponibili di un dato territorio, con l’identità
collettività e il senso di comune appartenenza, assegnando alle
associazioni il ruolo precipuo di trasmissione di metodologie innovative
di intervento decentrato, come lievito per la fermentazione dell'integrazione
nazionale.
In questo sistema associativo integrato e reticolare, si è cercato
di rendere in grado i vari soggetti coinvolti di interagire tra loro, basandosi
sulla continuità progettuale, trasformando la solidarietà
spontanea in forma organizzata permanente, sollecitando la capacità
di collaborazione e la volontà di operare in un contesto di cooperazione
anche transnazionale, all’interno delle iniziative comunitarie, promosse
dall'Unione Europea.
Le strategie associative si rafforzano soltanto iscrivendosi all'interno
del circuito di reti, pur preservando la ricchezza della diversità
e il differenziato pluralismo di impegni, proposte, attività. Per
tale ragione, nel complesso della vita associativa francese sono apparse
nell’ultimo ventennio i Coordinamenti, strutture orizzontali che riuniscono
Federazioni dello stesso settore d’intervento, per meglio concertare e
difendere i propri interessi, cercare delle posizioni comuni e rappresentare
le associazioni davanti ai poteri pubblici, amplificando la propria capacità
di intervento territoriale.
8. Sintesi descrittiva degli organismi membri del CPCA.
CADECS
CELAVAR
Il CELAVAR pubblica periodicamente la rivista Virgile INFO. Il suo progetto europeo ARISTEE è stato avviato all'interno di un dibattito intorno alla formazione professionale, nel quadro dell'iniziativa comunitaria ADAPT per facilitare il riadattamento professionale di competenze di agenti per lo sviluppo del settore associativo rurale.
CNAJEP
Tra i servizi forniti, si annoverano l’informazione, la promozione, la diffusione periodica di una newsletter, l’organizzazione di convegni e incontri su temi specifici, l’offerta certificata di formazione per determinati diplomi di animazione sociale, quali il BAFA e il DEFA.
CCOMCEN
CNOFS
Coordination Sud
Nel 1997, essa ha dato vita alle Assises Internazionali e della Solidarietà Internazionali, due giornate di convegno per aumentare conoscenza a livello politico, creando le condizioni favorevoli per il lancio di nuove iniziative. Il coordinamento si mobilita in caso di emergenza per epidemie, catastrofi e conflitti nel Terzo mondo, sostenendo campagne di sensibilizzazione ed educazione interculturali allo sviluppo. La Coordinazione pubblica i bollettini informativi Dettes et Etrangers e Nouvelles de Sud, offre consulenze, assistenza tecnica, formazione finalizzata alla presentazione di progetti.
FNARS
Alla nascita, la Federazione raggruppava 18 gruppi associativi specializzati nell’accoglienza di coloro che uscivano di prigione, funzionando come centro di solidarietà e rifugio per prostitute. In epoca più recente, essa sostiene la promozione dell'occupazione giovane, l’accoglienza degli stranieri, l’assistenza dei malati di SIDA. Ogni mese pubblica la Gazette, i Cahiers (Quaderni), bollettini informativi di tipo giuridico, ed inchieste, proponendo inoltre stage, cicli formativi e seminari per volontari ed operatori delle associazioni.
FNCS
Nel corso degli anni le missioni caratteristiche dei Centri riguardano il risanamento dei quartieri aperti all’insieme della popolazione, attraverso l’organizzazione di nidi di infanzia, dei passatempi giovanili, del sostegno scolastico, con l’intento di offrire accoglienza, animazione e servizi di utilità sociale.
La Federazione pubblica la rivista "Ouvertures", con quattro uscite annuali.
FNLL
Tra i servizi forniti e gli obiettivi politici prefissi, si annoverano l’animazione locale, la consulenza tecnica, la formazione di quartiere, l’avvio di partenariati locali, gemellaggi e scambi culturali, la lotta contro la tossicodipendenza, la pubblica mensile di Les idées en mouvement e Bloch notes.
FONDA
La Fonda pubblica periodicamente La Tribune Fonda e la Lettre Fonda
LFEEP
La Ligue pubblica Les idées en mouvement, una rassegna stampa settimanale elaborata dal centro di documentazione, offrendo svariati servizi informativi quali la gestione di archivi, ricerche bibliografiche e censimenti sociali.
UNAF
L’UNAF pubblica mensilmente la rivista Réalités.
UNAT
L’Unione fornisce servizi di promozione, attraverso la distribuzione di Flash UNAT, pubblicando la Carta dei villaggi disseminati in Francia, organizzando saloni espositivi e mostre.
UNIOPSS
Riconosciuta come associazione di pubblica utilità, l’UNIOPSS raggruppa, infatti, la gran maggioranza degli organismi di protezione sociale, medico-sociale, socioculturale e sanitaria, dall'infanzia agli anziani, dai malati ai portatori di handicap, i quali si sono prefissi di intervenire in situazioni di marginalità ed esclusione, valorizzando la formazione del singolo cittadino. In una posizione di portavoce, l'UNIOPSS rappresenta i suoi membri, assicurando la loro partecipazione all'elaborazione e all'esecuzione dei programmi sanitari, proponendosi la lotta contro la povertà generalizzata e contro l’esclusione dal mondo del lavoro. L’Unione ha posto le basi per la realizzazione della riforma della legislazione sociale, introdotta nel 1998.
Nel 1998 sono stati messi in cantiere tre progetti, uno per la piccola infanzia, una raccolta di dati su la condizione delle persone disabili e degli anziani, uno che analizza le iniziative promosse nel campo culturale e della solidarietà, ed uno su una guida gratuita sugli alloggi sociali.
ANIMAFAC
COFAC