Collegamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato
 
 
 
 
 

I Centri di servizio per il volontariato in Italia

presenza, struttura e servizi
 
 
 
 

Rapporto 2000

Sintesi
 
 
 

Febbraio 2001

A cura
Gruppo ricerca del Collegamento nazionale dei Centri di servizio per volontariato
Cesiav (Centro studi e iniziative per l’associazionismo e il volontariato)
 
 
 
 

Collegamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato
Segreteria operativa Ciessevi, Centro servizi volontariato Milano, via Pusiano 22, 20132 Milano
Cesvot (Centro servizi volontariato Toscana), pubblicazione

Realizzazione a cura:

Gruppo ricerca del Collegamento nazionale dei Centri di servizio per volontariato
Impostazione e ricerca sul campo: Francesco Aurisicchio, Riccardo Bresciani, Luca Dallara, Michelangelo De Donà, Emanuela Di Falco, Alessando Fedeli, Marco Granelli, Marina Martini, Nevio Meneguz, Tina Paggi, Cristian Pavanello, Cristian Pedrazzini, Giacomo Trufelli

Cesiav (Centro studi e iniziative per l’associazionismo e il volontariato)
Coordinamento ricerca, elaborazione, redazione: Guido Memo, Antonio Voltolini, Fausto Bertazzoni, Francesca Rossi, Simone Recchia



 
 
 
 
 
 
 
 


Indice
 

PREMESSA

Presentazione
Note metodologiche

I CAPITOLO Quadro Normativo, cronologia e struttura
Cronologia essenziale di un processo
La legge 266/91 e il DI 8/10/97

II CAPITOLO I fondi speciali per il volontariato e i Comitati di gestione
Insediamento e rinnovo dei Cdg
Accantonamento e assegnazione dei fondi
Cronologia dell’istituzione dei Centri di Servizio

III CAPITOLO I Csv, rapporti con territorio e volontariato
Ambito di competenze territoriale
Assetto giuridico deli enti gestori
Organizzazioni fondatrici ed aderenti agli Enti gestori
Rappresentatività delle Reti Associative
La costituzione degli Enti gestori e il processo di sviluppo dei Csv
Organizzazione istituzionale degli Enti Gestori dei Centri di servizio
I rappresentanti dei Comitati di Gestione negli organi degli Enti Gestori
 

IV CAPITOLO I Csv,rete territoriale, struttura operativa e servizi
Rete territoriale
Le attività e il personale
I servizi
 

APPENDICE

1. Il Collegamento nazionale tra i Centri di servizio per il volontariato
















 
 

Premessa

I Centri di Servizio per il Volontariato costituiscono oggi una rete di punti di informazione e di riferimento a disposizione delle organizzazioni di volontariato che sta consolidando a distanza di quattro anni dall’avvio delle prime sperimentazioni. La legge quadro sul volontariato, a dieci anni dalla sua promulgazione, aveva stabilito all’art. 15 l’istituzione di Centri di servizio a disposizione del Volontariato per sostenerlo e qualificarlo, gestiti direttamente dalle stesse organizzazioni di volontariato e finanziati da quelle che oggi sono le fondazioni bancarie. Una decisione che ha dovuto superare molti ostacoli, ma che oggi è diventata realtà.

Quella che abbiamo di fronte in Italia oggi è una situazione che presenta diverse caratteristiche:

In questi anni il l’osservatorio nazionale per il volontariato e il Dipartimento Affari sociali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno svolto un ruolo di facilitatore, di comunicazione fra i Centri, di monitoraggio attraverso la committenza di rapporti annuali al Cesiav.
Nelle regioni dove sono presenti più Centri di servizio spesso sono stati attivati dei coordinamenti regionali.
Ma i Centri di servizio hanno voluto ricercare le strade per costruire un sistema di collegamento che fosse autonomo e nello stesso tempo inserito proficuamente nella rete dei propri principali interlocutori istituzionali: il Volontariato sia a livello di singole organizzazioni, sia con i coordinamenti, sia con l’Osservatorio Nazionale, i Comitati di Gestione, le Fondazioni bancarie, il Ministro per la Solidarietà sociale e il Dipartimento Affari Sociali, le Amministrazioni Regionali, gli Enti Locali.
A partire dal 1998 i Centri di Servizio hanno collaborato attraverso gruppi di lavoro su alcuni temi fondamentali della propria attività. Nel 1999 la maggioranza dei Centri esistenti ha sottoscritto un protocollo di collaborazione nazionale che ha dato vita ad un Collegamento nazionale. Il Collegamento ha lo scopo di rafforzare la collaborazione, lo scambio d’esperienze, di competenze e di servizi tra i Centri, per meglio realizzare le finalità istituzionali dei Centri e per interloquire in maniera efficace ed organizzata con Enti, Organizzazioni ed Istituzioni di carattere nazionale ed internazionale. Attualmente la segreteria del Collegamento nazionale è collocata presso il Centro di Servizio di Milano, il cui presidente è il portavoce del Collegamento stesso.
La Conferenza dei Presidenti dello scorso luglio 2000 ha scelto di impegnarsi direttamente in un’operazione di raccolta dati e informazioni capillari sui Centri, la loro presenza, struttura e attività. Questa decisione ha una triplice finalità.
Il programma di lavoro approvato dall’ultima Conferenza dei Presidenti dello scorso luglio 2000 ha scelto di impegnarsi direttamente in un’operazione di raccolta dati e informazioni capillari sui Centri, la loro presenza, struttura e attività. Questa decisione ha una triplice finalità.
Innanzitutto conoscere la realtà di questa sperimentazione per favorire il più possibile uno scambio delle esperienze utile per la crescita complessiva di questo strumento a disposizione delle organizzazioni di volontariato. Questa conoscenza deve però divenire uno strumento condiviso con i propri interlocutori istituzionali e soprattutto con le organizzazioni di volontariato per facilitare la rispondenza al bisogno, la coerenza dei mezzi e delle strutture con gli obiettivi, l’accessibilità ai servizi per tutto il volontariato e secondo le reali priorità e necessità. Un tale patrimonio sarà l’indispensabile presupposto per una sempre più necessaria e urgente valutazione dell’attività dei Centri a partire dalle finalità e dagli obiettivi.
Questa idea approvata dalla Conferenza dei Presidenti ha compiuto i primi due passi: la realizzazione lo scorso 16 dicembre di un primo convegno nazionale sull’esperienza dei Centri di Servizio e questa pubblicazione di carattere divulgativo che raccoglie alcuni primi dati e informazione sui Centri di Servizio nel 2000.
Il terzo passo sarà di realizzare nel corso di quest’anno un rapporto approfondito sulla realtà nazionale dei Centri di Servizio, utilizzando, affinando e interpretando i dati raccolti in questi mesi.
Il Collegamento nazionale sta sperimentando un proprio gruppo di ricerca che per il Collegamento ha seguito questo lavoro di analisi, che deve implementarsi: sia con una maggiore partecipazione dei Centri stessi, sia con un percorso di collaborazione con diversi centri di ricerca che in questi anni il Volontariato ha sperimentato, sia con la collaborazione dei propri interlocutori istituzionali, alcuni dei quali, già dal dicembre scorso hanno dichiarato la propria disponibilità a partecipare a questo lavoro.
Per questa indagine il Collegamento si è avvalso della consulenza del Cesiav, che fino allo scorso anno 2000 aveva seguito i Centri di Servizio su incarico dell’Osservatorio nazionale per il Volontariato, realizzando alcuni monitoraggi che hanno fino ad ora costituito una base di dati e informazioni nazionali preziose.
Questa pubblicazione quindi vuole essere una presentazione ragionata di alcune delle informazioni oggi a disposizione del Collegamento nazionale. Abbiamo articolato il Rapporto in un primo capitolo di quadro della situazione e di cronologia, un secondo sui Comitati di gestione del Fondo speciale per il volontariato definiti, e poi due capitoli sui Centri di servizio dove abbiamo approfondito i loro rapporti con il volontariato e il territorio, l’organizzazione e la partecipazione dei soci, la struttura e le attività.
Abbiamo poi inserito due appendici con gli indirizzi di tutti i Centri oggi istituiti e attivi, indicando anche i punti operativi presenti nel territorio e una presentazione del Collegamento nazionale.
Questo lavoro vuole essere nello stesso tempo semplice, divulgativo, ma completo per un’informazione generale su questa esperienza, che permette di farsi una visione d’insieme certamente attendibile per quel che riguarda le questioni di fondo che interessano il lettore. Nonostante un lavoro impegnativo di raccolta dei dati, ci rendiamo conto che si è indagato un fenomeno complesso e in divenire rapido, per questo motivo qualcosa ci può essere sfuggito e quindi ogni osservazione e segnalazione sarà benaccolta.

Il portavoce del Collegamento nazionale
Marco Granelli









 
 

Note metodologiche

Questo lavoro riporta una prima sintesi dei dati rilevati nel Monitoraggio nazionale sui Centri di servizio al volontariato 2000, svolto dal Gruppo ricerca del Collegamento nazionale dei Centri di servizio per volontariato, dal Cesiav (Centro studi e ricerche per l’associa-zionismo e il volontariato) che ha curato il coordinamento operativo della ricerca, l’elaborazione dei dati, la redazione del rapporto.
Il Monitoraggio 2000 costituisce un ampliamento ed un approfondimento, oltre che naturalmente un’aggiornamento delle precedenti rilevazioni in argomento. Complessivamente, a partire dal 1997, il monitoraggio sull’avvio e sulla realtà dei Centri di servizio al volontariato in Italia è alla sua quarta fase. Le precedenti rilevazioni sono state realizzate dal Cesiav per l’Osservatorio nazionale sul volontariato e il Dipartimento Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre questa è stata svolta da un gruppo di lavoro misto composto dal Cesiav stesso e dal Collegamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato. E’ auspicabile che questo lavoro di ricerca e raccolta dati cominciato all’inizio in maniera un po’ pionieriscico, si perfezioni ulteriormente divenedo più ricorrente e approfondito, fornendo così dati puntuali sullo sviluppo di un servizio così importante per le organizzazioni di volontariato in Italia. Anche il numero degli organismi coinvolti e che patrocinano la ricerca è un indice della crescita della sua importanza ed obiettività, è quindi auspicabile un’ulteriore ampliamento del gruppo di ricerca, al fine di costituire un’osservatorio sempre più autorevole in grado di rappresentare un punto di riferimento.
Nel corso della ricerca si sono raccolti molti dati qui solo in parte utilzzati e che costituiranno la base per una prossima e più completa elabarazione e pubblicazione.

Risultati e limiti della rilevazione
La ricerca è stata svolta utilizzando come strumento di rilevazione un questionario, che tratta tutti gli aspetti dei Csv, e come rilevatori i componenti del Gruppo di ricerca del Collegamento nazionale. Ciò ha permesso la rilevazione di un’elevata quantità di dati e una buona affidabilità delle informazioni raccolte edelle conseguenti elaborazioni.
Ciò nonostante alcuni questionari presentavano delle parti incomplete: in questi casi i dati mancanti sono stati ricostruiti attuando verifiche incrociate, consultando l’abbondante documentazione raccolta nel corso dell’indagine o già in possesso del Cesiav e del Collegamento. Comunque in alcuni casi le informazioni possono essere incomplete.

Legenda
Per le parole più ricorrenti nel testo abbiamo usato i seguenti acronimi:




 
 

I CAPITOLO
Quadro normativo, cronologia e struttura
 
 





Previsti dall'art.15 della legge quadro per il volontariato 266/91 e regolati da successivi decreti applicativi del 21/11/1991, del 2/12/1994 e dell’8/10/1997, i Centri di servizio sono strutture per il sostegno e lo sviluppo delle organizzazioni di volontariato e sono finanziati da "fondi speciali" a livello regionale alimentati da "una quota non inferiore ad un quindicesimo" dei proventi delle Fondazioni Casse di risparmio e degli Enti sorti dagli Istituti di credito di diritto pubblico.
I Centri di servizio per il volontariato "a favore del volontariato e da essi gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività"previsti dall’art. 15 della 266/91 sono un’innovazione importante nella legislazione italiana, non solo per quanto riguarda il volontariato ed il Terzo settore, ma più in generale per la formazione ed il sostegno alla cittadinanza attiva.
Non ci sono mai stati in Italia interventi legislativi di questo tipo riguardanti l’associazionismo tradizionale, a differenza di altri paesi del Centro-Nord Europa.
Non a caso una legislazione così innovativa ha incontrato sul suo cammino varie difficoltà. La Corte Costituzionale ha dovuto pronunciarsi per ben tre volte tra il 1992 e la fine del 1993 sull’art.15 della 266 e tutte le volte dando sostanzialmente ragione al legislatore. La Corte ha così ribadito che il volontariato è"la più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale che è posto dalla Costituzione tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico" ed ha inoltre sottolineato "come questa moderna visione della dimensione della solidarietà non può essere limitata al "fare", implicando ciò evidentemente quanto necessario per sostenere e qualificare l’attività".
L’attuazione dell’art.15 è così avvenuta con forte ritardo e solo nel 1996 è iniziato l’insediamento di una parte dei Comitati di gestione dei fondi per il volontariato che istituiscono e finanziano i Centri.
Appena si è potuto dare attuazione all’art. 15 della 266/91 si sono evidenziate le numerose incongruenze presenti nel D.M. 21/11/1991, che conformemente a quanto stabilito dall’art. 15 stesso dettava le norme per l’istituzione e la gestione dei fondi. Una prima modifica relativa alle forme dell’accantonamento è stata introdotta con il D.M. 2/12/1994. Modifiche più rilevanti al decreto in questione sono state elaborate da un gruppo di lavoro voluto dalle associazioni di volontariato e dagli enti locali. Il nuovo D.M. dell’8/10/1997 ha tra le altre cose stabilito che:

- i Centri possono essere gestiti solo da enti costituiti a maggioranza da associazioni di volontariato (oltre che da una singola associazione di volontariato come precedentemente);
- per il secondo biennio di attività dei Comitati di gestione possono essere utilizzati tutti i fondi sino a quel momento accumulatisi a causa del ritardo con cui sono stati istituiti i Centri;
- nelle regioni dove è stato istituito più di un Centro è necessario provvedere ad un coordinamento che "miri all’utilizzo ottimale delle risorse disponibili quanto a costi-benefici, alla collaborazione tra i centri, alla qualificazione e circolazione delle esperienze";
- Comitati di gestione dei fondi sono composti da 15 e non 14 membri, oltre agli otto rappresentanti delle Fondazioni bancarie, ai quattro del volontariato, al rappresentante della Regione e del Ministro per la solidarietà sociale, si viene ad aggiungere anche un rappresentante degli enti locali.
 
 


 
 
 
 
 

II CAPITOLO
I Comitati di Gestione



La composizione e i compiti del Comitato di gestione ci spiegano l’importanza di quest’organismo.
Senza i Comitati i Centri non possono essere istituiti, né possono ricevere i fondi.
 
 







I Comitati sono composti da 15 membri nominati da soggetti diversi e rappresentanti 5 arree (fondazioni bancarie, volontariato, Ministro, Regione, Enti locali).
Le nomine relative alle fondazioni sono fatte dalle fondazioni stesse sulla base della loro quota di partecipazione al fondo regionale calcolata dall’Acri (associazione casse di rispermio italiane), quella spettante all’Acri va alla prima fondazione rimasta esclusa.
Le nomine regionali, vista la sentenza 355/92 della Corte costituzionale, somo fatte "secondo le previsioni delle disposizioni regionali in materia". In alcune regioni tali disposizioni sono state inserite nella legge regionale prevedendo o la nomina o l’indicazione dei rappresentanti del volontariato da parte delle organizzazioni stesse; in questo caso sia per quanto riguarda i tempi di rinnovo che la rappresentatività dei volontari nominati, la situazione è più certa.
 
 


Insediamento e rinnovo dei Cdg

L’insediamento dei Comitati di gestione inizia nel 1996 (Tav. 2.1), in 14 regioni su 21, nel quinto anno successivo al Decreto che ne norma la composizione e compiti e non è ancora completato. Infatti in Calabria, la Regione non l’ha ancora provveduto alle incombenze di propria competenza e a convocare quindi il Cdg, rendendo per ora impossibile l’istituzione dei Centri di servizio.

I dati evidenziano ritardi di due tipi:nell’insediamento;

       a) nell'insediamento
       b) nei rinnovi, che devono avvenire a scadenza biennale con riferimento alla data del primo insediamento.
I ritardi nei rinnovi si manifestano in quasi tutte le regioni e costituiscono un elemento di discontinuità nella certezza di programmazione e finanziamento dell’attività dei Centri di Servizio. La diffusione e l’ampiezza dei ritardi è ben evidenziata dalla tav. 2.2 che mostra il caso del secondo rinnovo.
 
 

Tav. 2.2 Mesi di ritardo nel rinnovo del secondo Comitato di gestione

Al momento del monitoraggio dei dati si rileva la mancanza del rinnovo dei Comitati di Gestione in una regione, oltre alla Calabria dove non è ancora stato effettuato il primo insediamento.

La mancanza di continuità dei Comitati di Gestione, in assenza di una norma che permetta la proroga dell’esistente fino alla nomina del nuovo, ha una serie di conseguenze:

1) assenza del ruolo di controllo su Centri di Servizio, sulla regolarità degli atti e sulla rendicontazione economica periodica e annuale;
2) ritardo nell’approvazione dei programmi annuali di attività dei Centri di Servizio e dei loro progetti;
3) ritardo nel rinnovo dei rappresentanti del Comitato all’interno degli organi degli Enti Gestori dei Centri (Consiglio direttivo e Collegio dei Revisori);
4) Interruzione del flusso finanziario dei fondi speciali, con ripercussioni sulla continuità dell’attività rivolta alle organizzazioni di Volontariato e sull’organizzazione stessa del Centro.

Il ritardo nel rinnovo dei Cdg non è comprensibile se non si tiene conto della loro composizione, evidenziata nel grafico che segue.
Dei 15 componenti 8 sono nominati dagli enti finanziatori ed uno dal Ministro per la soli solidarietà sociale, e questi membri in genere sono rinnovati puntualmente.
Sei sono di nomina regionale, e qui in numerose regioni si determina il problema perché queste sono le nomine più complicate, dovendo la Regione non solo nominare un proprio rappresentante, ma scegliere i rappresentanti del volontariato e degli enti locali. L’amplia platea dei soggetti che costoro devono rappresentare rende complessa e delicata questa nomina. Come abbiamo già visto in precedenza, la definizione di un meccanismo legislativo certo e il coinvolgimento del volontariato lascia minori margini all’incertezza, rende la decisione più rapida e rispondente a criteri di rappresentatività.
 
 


 
 

Accantonamento e assegnazione dei fondi

Come previsto dalla Legge sul Volontariato 266/91, a partire dal 1991 le Fondazioni e le Casse di Risparmio hanno accantonato i fondi nella misura di 1/15.
Nella tavola 2.3 sono presentati gli accantonamenti nei quattro riparti compresi fra il 1991 e il 2000 per ciascuna regione.
Il primo riparto è stato assegnato (quasi interamente) dai Comitati di Gestione per il primo biennio di esercizio dei Centri di servizio progressivamente istituiti a partire dal 1997.
 
 




Il secondo riparto è stato assegnato (parzialmente) ai Centri di Servizio per il secondo biennio di attività.
Il terzo riparto sarà assegnato per il biennio 2001-2002 ai Centri che stanno entrando nel quinto anno di esercizio.

Lo svolgimento del processo di accantonamento e di erogazione dei fondi ai Centri è rappresentato nella tavola 2.4, che mette a confronto la cronologia dei diversi processi (accantonamento dei fondi, istituzione dei Comitati di gestione, formazione delle associazioni di associazioni, istituzione dei Centri di Servizio). Appare evidente la distanza temporale fra accantonamento dei fondi ed erogazione, che è determinata dal meccanismo stesso della legge. Al di là del ritardo accumulato nei primi anni di partenza per i ricorsi, le difficoltà di applicazione del DI 21/11/1991, che hanno impedito l’applicazione della legge sino al 1995, normalmente tra accantonamento ed utilizzo dei fondi passano da due a tre anni. A questo si sono sinora aggiunti ulteriori ritardi nel rinnovo dei Cdg e le conseguenti prolungate interruzioni nel lavoro dei Cdg.
La tav. 2.4 evidenzia, rispetto a questi fondi, una serie di limitazioni nelle reali disponibilità finanziarie.
 
 


NB. I fondi accantonati sono costituiti da 1/15 dei proventi di ciascuna fondazione, accantonati all’approvazione del bilancio consuntivo. I fondi assegnati sono quelli destinati annualmente dal Cdg ad ogni singolo Centro. I fondi erogati sono quelli versati dalle fondazioni finanziatrici sui conti dei singoli Csv.
 
 

I fondi accantonati nel primo e secondo riparto sinora utilizzati

Sulla base di un’attenta stima dei flussi dei fondi un primo filtro, che ha comportato una riduzione di circa il 10%, è costituito dall’assegnazione dei fondi, avvenuta solo dove sono operativi i Cdg e istituiti i Csv.
Un secondo filtro, che ha comportato una riduzione di circa il 20%, si rileva tra l’accantonamento e l’assegnazione da parte dei Cdg, a causa dei tempi lunghi del meccanismo legislativo e della sua applicazione, oltre che dei ritardi prima descritti nel rinnovo dei Cdg.
Un terzo filtro, che ha comportato una riduzione di circa il 10%, è dovuto all’erogazione, spesso effettuata per quote dei fondi, alcune delle quali sono acquisite dai Centri solo nell’anno successivo a rendicontazione delle spese sostenute. L’erogazione reale è al netto della quota necessaria per il funzionamento dei Comitati di gestione (in genere 5-7 %), che negli anni successivi viene restituita per quanto non utilizzato.
L’utilizzo dei Fondi erogati non sempre avviene integralmente in tempi brevi, sia per le difficoltà organizzative dei Centri soprattutto nella fase di avvio e consolidamento, e sia per la ricerca di soluzioni adeguate e oculate nella realizzazione dei programmi previsti.
Queste sono le ragioni nel dilazionamento del flusso dei fondi, che nell’arco di tempo considerato comporta una diminuzione della disponibilità e dell’utilizzo dei fondi accantonati, come illustrato dalla Tav. 2.5.
 
 


 
 
 
 
 

Cronologia dell’istituzione dei Centri di Servizio

A seguito dei ricorsi descritti al Cap. I solo a partire dal 1997 ha inizio l’istituzione dei Centri di Servizio. La Tav. 2.6 evidenzia il processo di istituzione dei Centri di servizio che si è sviluppata in primo luogo nel Nord Italia e successivamente si è esteso nel Centro e nel Sud. La costruzione della rete nazionale dei Centri non è ancora completata: diversi Csv sono tuttora nella fase di avvio con un’esperienza ancora limitata, che richiede il concorso delle istituzioni interessate e un buon utilizzo dei fattori di sviluppo.


 
 
 
 
 

III CAPITOLO
I Csv, rapporti con territorio e volontariato
 
 

I Centri istituiti al 31/12/2000 sono 51

I Csv hanno identiche finalità e compiti, ma si differenziano per alcuni aspetti, determinati da condizioni e processi locali:

a) ambito di competenza territoriale
b) assetto e profilo giuridico
c) caratteristiche e composizione degli enti gestori
d) ruolo delle reti associative
 
 

Ambito di competenza territoriale

I Comitati di gestione delle diverse regioni hanno deliberato l'istituzione dei Csv in relazione ai criteri istitutivi da essi emanati nei bandi, a partire da questa prima scelta:
    a) vasto ambito territoriale di competenza (regionale e interprovinciale)
    b) limitato ambito territoriale di competenza (provinciale e circondariale)
anche sulla base in alcune regioni di un dibattito tra le organizzazioni volontariato.
 

Considerando il criterio prevalente applicato da ogni Comitato di gestione, si rileva la seguente ripartizione:
 
 






Tenuto conto del numero di centri presenti in ogni regione i Csv istituiti secondo l'ambito di competenza sono:

I Csv regionali e interprovinciali hanno provveduto progressivamente (anche in relazione ai vincoli statutari, che prevedono il decentramento degli organi istituzionali e delle strutture operative) alla copertura dell’intero territorio di competenza, mediante la realizzazione di Delegazioni di livello provinciale o sub provinciale e di sportelli di ambito circondariale.
I Csv provinciali hanno anch’essi ulteriormente radicato la presenza operativa nel territorio di competenza mediante la diffusione di sportelli locali
Al 31/12/2000 non risultano ancora presidiate la Provincia Autonoma di Bolzano e provincie di alcune Regioni meridionali (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), dove sono in corso azioni di promozione dei Csv anche per iniziativa del Collegamento Nazionale dei Csv.
 
 


 
 
 
 
 

Copertura territoriale

Al 31/12/2000 oltre il 75% delle Province italiane risulta presidiato dalla presenza e dall’attività di Csv, o in fase di presidio (Friuli).


 
 
 
 

Assetto giuridico deli enti gestori


 
 




In base ai Progetti dei Csv, fondati sulle normative emanate dai Cdg nei bandi istitutivi e sui diversi processi di aggregazione delle organizzazioni di volontariato a livello locale i Csv sono stati affidati alla gestione di soggetti giuridici di tre tipi:
 
 

L’affidamento ad Associazioni di Associazioni è stata la scelta prevalente.
L’affidamento a singole Associazioni è avvenuto in Abruzzo (2 centri) e Molise (3 centri), anche a causa di un più debole rapporto interassociativo, rispetto alla maggioranza delle regioni italiane, che ha favorito questa soluzione.
L’affidamento a Consulte e Coordinamenti è avvenuta in Veneto, dove il bando istitutivo ha dato un ruolo privilegiato e particolare alle consulte.
La Sardegna ha un modello particolare di gestione: il Csv Sardegna solidale è stato proposto da un Comitato promotore di Associazioni regionali che ha affidato la responsabilità legale ed amministrativa ad una di esse, nell’organo di gestione del Centro sono presenti tre rappresentanti delle associazioni facenti parte del Comitato promotore del Centro.
I Csv sono gestiti o da da singole Associazioni di volontariato o da Enti costituiti esclusivamente o a maggioranza da Associazioni di volontariato.
Le Associazioni di Associazioni sono state infatti costituite (Tav. 3.3) secondo tre configurazioni, con la prevalenza di Associazioni iscritte ai registri:

Tav. 3.5 – 3.6



Gli Enti gestori dei Csv, in alcune regioni (Valle D’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Molise, Toscana), sono tutti o prevalentemente iscritti ai Registri regionali del volontariato; mentre in altre regioni (Lombardia, Friuli, Lazio, Umbria, Basilicata) non sono iscritti.
Un numero limitato di Enti non iscritti ai registri regionali del volontariato, si è registrato come Onlus (tav 3.7).
 
 


 
 
 
 
 

    Organizzazioni fondatrici ed aderenti agli Enti gestori dei Csv

Le Organizzazioni di volontariato che hanno partecipato alla fondazione degli Enti gestoridei 51 Csv sono state 828, le organizzazioni aderenti a fine 2000 sono 2345 (Tav. 3.8).
 
 




Appare evidente un forte incremento, rispetto ai dati del monitoraggio (Osservatorio nazionale/Cesiav) del 1998, che deriva sia dal processo di diffusione dei Csv, ancora in atto a livello nazionale (progressiva istituzione in tutte le regioni), ma in misura maggiiore dal considerevole aumento del numero degli aderenti, dall’infittirsi dei rapporti con le associazioni del territorio e della volontà di partecipazione agli organi sociali e alle responsabilità degli Enti gestori.




Il livello di partecipazione è rilevante nelle aree del Nord e del Centro Italia, in particolare dove l’adesione delle singole Associazioni è rafforzata dall’adesione di reti associative (Tav. 3.9 - 3.10 - 3.11) di livello regionale e provinciale e da coordinamenti locali.
 
 



Il fenomeno esaminato a livello di ciascun Csv (Tav. 3.8), evidenzia il ruolo delle reti in alcune regioni e provincie (Toscana, Sardegna, Lombardia, Lazio, Piemonte, Belluno, Genova, Savona, Biella, Parma), dove o per la dimensione stessa del territorio o per le consolidate tradizioni organizzative, le reti del volontariato sono più forti.
In complesso le 258 Reti Associative sono così ripartite:
 
 


 
 
 
 
 

Rappresentatività delle Reti Associative

Le 258 Reti associative, che costituiscono circa il 10% delle organizzazioni aderenti agli Enti gestori, rappresentano in realtà molte più associazioni. Sulla base di una stima pruden-ziale, le organizzazioni associate in queste reti sono valutabili in circa 7000 associazioni di base. Si tratta di una parte rilevante dell’insieme delle organizzazioni di volontariato presenti nel territorio, che modifica in maniera significativa il dato della rappresentatività che appare a prima vista.

Infatti, analizzando le informazioni acquisite dai 51 Csv sul loro territorio e relative alle associazioni non iscritte ai registri e attribuendo un valore prudenziale di aderenti ad ogni rete associativa socia degli Enti gestori (40 associazioni per ogni rete regionale, 20 per ogni rete provinciale, 20 per le altre reti), si ottiene un risultato interessante e sorprendente in termini di rappresentatività degli Enti Gestori dei Csv:
1. sul totale delle Associazioni di volontariato iscritte e non iscritte ai registri regionali del volontariato, il complesso delle associazioni aderenti alle reti (circa 7000) e delle associa-zioni di base che hanno aderito singolarmente agli Enti Gestori dei Csv (2087), costituisce circa il 30% di tutte le associazioni presenti nelle regioni considerate (stimato dai Csv in circa 29.000);
2. considerate le sole associazioni iscritte ai registri regionali del volontariato, visto che la gran parte delle associazioni in rete sono iscritte ai registri e tenuto conto che nelle regioni interessate secondo l’Istat erano 12474 alla fine del 1999, dobbiamo concludere che il complesso delle associazioni rappresentate negli Enti Gestori costituisce addirittura circa i due terzi di quelle iscritte.
 
 



La costituzione degli Enti gestori e il processo di sviluppo dei Csv
 




La Tav. 3.13 illustra bene Centro per Centro i tempi del processo di istituzione e di avvio dei Csv a partire dal 1997 ad oggi.
La fondazione degli Enti gestori dei Csv monitorati (tav. 3.12) è avvenuta tra il 1994 e il 2000 (fatta eccezione per le singole associazioni di volontariato sorte precedentemente con altri scopi e il Comitato Intesa di Belluno), in particolare:

L’istituzione dei Csv è avvenuta invece dal gennaio 1997 al luglio 2000; e in particolare:



Nella primavera del 1996 le Regioni avevano provveduto all’insediamento dei primi Comitati di gestione, su sollecitazione dell’allora Ministro della Solidarietà sociale Ossicini, ed alcuni di essi, Emilia Romaga e Veneto, nel gennaio del 1997 avevano insediato i primi Centri. Possiamo prendere quella data come inizio del processo di avvio dei Csv e confrontare il percorso di ciascuna regione e centro.

I fenomeni rilevabili sono i seguenti:

a) La maggior parte dei Centri sono stati istituiti entro il 1997 e i più anziani hanno accumulato un’esperienza di 4 anni, tra    istituzione e periodo di attività;

b) La fase di avvio, comprendente la fase organizzativa dell’Ente gestore,l’acquisizione dei fondi, il reperimento delle sedi e delle risorse umane essenziali all’operatività, ha avuto un decorso variabile, prevalentemente attorno a 6/8 mesi, escluso l’Abruzzo e dove i ritardi nell’erogazione dei fondi hanno dilazionato l’avvio di attività dei Centri. Complessivamente la ripartizione è la seguente:

     
    Mesi
    Centri
    1/3 mesi
    22 Centri
    4/6 mesi
    20 Centri
    7/9 mesi
    6 Centri
    17/21
    3 Centri


c) La fase effettiva di attività (erogazione dei servizi e decentramento territoriale) è mediamente di 2/3 anni, con la seguente ripartizione:
 
 
 

Anni
Centri
Circa 1 anno
7 Centri
Circa 2 anni
3 Centri
Circa 3 anni 
23 Centri
3/4 anni
17 Centri

 
 

Organizzazione istituzionale degli Enti Gestori dei Centri di servizio
 


L’organizzazione tipo degli Enti gestori dei Csv è costituita dai seguenti organi:

Alcuni Enti gestori hanno inoltre previsto nel proprio statuto i seguenti organi: L’Organizzazione Istituzionale degli Enti gestori dei Csv è pertanto la seguente:
 
 
Organi sociali E.g.
Componenti Min/Max
nº Csv
Assemblea
5-240
51
Consiglio direttivo
5-30
51
Giunta esecutiva
3-9
8
Presidente
51
51
Vice Presidente
1-2
44
Tesoriere
1
20
Collegio dei Sindaci
3+2
51
Collegio dei Probiviri
3+2
16

 

Il livello di partecipazione negli organi sociali degli Enti Gestori (Tav. 3.15) è elevato.

I dati sono, infatti, i seguenti:

In complesso, tenuto conto che in alcuni rari casi un’associazione può avere più di un rappresentante, sono circa 2200 le Associazioni rappresentate in Assemblea.


 
 
 
 

I rappresentanti dei Comitati di gestione negli organi degli Enti gestori

Di ogni Consiglio direttivo e ogni Collegio dei Sindaci revisori è membro di diritto un rappresentante del Comitato di gestione, in complesso 102 sono quindi i rappresentanti dei Cdg.
Il livello di partecipazione dei rappresentanti dei Cdg alla vita dei Csv nell’anno 2000 è mediamente abbastanza assiduo (circa 2 incontri su 3) ed omogeneo tra i due organi:



 
 
 
 
 
 

IV CAPITOLO
I Csv: rete territoriale, struttura operativa e servizi
 
 
 

Rete territoriale

La rete territoriale dei Punti di servizio a livello nazionale nel 2000 è la seguente:



 
 
 
 
 
 
 

Tipologia Sedi
Csv 51
Delegazioni 46
Sportelli 121
Punti di Servizio 218

 
 

La rete è in continuo sviluppo sia in parte per l’istituzione di nuovi Csv, ma soprattutto per il processo di decentramento in atto, particolarmente tra i Centri che sono sorti prima.
 
 
 

Evoluzione dei punti di servizio
1998
2000
2001
Csv
44
51
In sviluppo
Punti di Servizio
100
218
In sviluppo 

 

Differenti funzioni hanno i Punti di servizio. Nelle sedi (regionali o provinciali) dei Csv sono svolte sia le funzioni istituzionali (attività degli organi sociali degli Enti gestori dei Centri) che le attività di servizio al volontariato da parte degli operatori.

Le delegazioni sono un punto di servizio e un momento decentrato della direzione del Csv in un determinato ambito locale, provinciale o subprovinciale. Quindi oltre all’attività degli operatori locali del Centro, nelle sedi delle delegazioni si tengono assemblee delle associazioni, riunioni di gruppi di lavoro e degli organi sociali delle delegazioni.

Gli sportelli sono punti di servizio dove sono presenti operatori locali del Centro.

La rete territoriale dei punti di servizio risponde a tre missioni:


             Tav. 4.2 Articolazione territoriale dei Centri: sedi e sportelli operativi
 
REGIONE
CENTRO
SEDE

CENTRALE

DELEGAZIONI (D) 

E SPORTELLI (S) ATTIVI

V. AOSTA Csv Val d' Aosta
Aosta

 
 

PIEMONTE

Vssp Torino
Torino
S: (3) Bussoleno, Casal Monferrato, Moncalieri
Acsv Biella-No-Vc-Vco
Biella
D: (3) Novara, Pallanzeno, Vercelli 

S. (5) Santià, Saluggia, Cossato, Mongrando, Trivero

Univol-Csv Asti-Al-Cn-To
Torino
D: (19) Pinerolo, Cuneo, Saluzzo, Alessandria, Alessandria Sud, Alba-Bra, Aqui Terme, Asti, Novi Ligure, Ovada, Torino, Tortona, Ivrea, Rivarolo, Torre Pellice, Savigliano, Carmagnola, Mondovì, Casale Monferrato 

S: (2) Rivoli, Crié, 

Celivo Genova
Genova
LIGURIA Cespim Imperia
Imperia
Cesavo Savona
Savona
S: (1) Quiliano
Vivere insieme La Spezia
La Spezia
S: (3) Sarzana, Levanto, Sesta Godano
Csv Brescia
Brescia
Ciessevi Milano
Milano
Cds Pavia
Pavia
S: (2) Vigevano, Voghera
LOMBADIA Cisvol Cremona-Lodi
*Cremona-Lodi
D: (1) Lodi 

S: (6) Casalmaggiore, Soresina, Lodivecchio, Sant’Angelo Lodigiano, Zelo Buon Persico, Crema

Cesvov Varese
Varese
S: (3) Gallate, Castellanza, Laveno-Monbello
Bottega del vol.. Bergamo
Bergamo
S: (2) Albino, Ponte San Pietro
Avc-Csv Como
Como
Solevol Lecco –

Sondrio

(1) Lecco

(1) Sondrio

S: (1) Casatenovo
Csv Mantova
Mantova
Csv Treviso
Treviso
S: (3) Oderzo, Vittorio Veneto, Montebelluna
Csv Padova
Padova
S: (2) Este, Tombolo
Csv Belluno
Belluno
S: (1) Feltre
VENETO Csv Vicenza
Vicenza
S: (2) Bassano del Grappa e Schio
Csv Rovigo
Rovigo
S: (1) Adria
Csv Venezia
Venezia
S: (2) Portogruaro, Mirano
Csv Verona
Verona
S: (2) Legnago, Villafranca
TRENTO Cds Trento
Trento
S: (5) Borgo Val Sugana, Cavalese, Dimaro, Rovereto, Tione
Csv Modena
Modena
S: (4) Carpi, Sassuolo, Vignola, Castelfranco
Csv Forlì-Cesena
Forlì-Cesena
S: (3) Cesena, Modigliana, Cesenatico
Svep Piacenza
Piacenza
S: (4) Ponte Olio, Bobbio, Castelsangiovanni, Fiorenzuola D'Arda
EMILIA Cesevobo Bologna
Bologna
S: (3) San Giovanni in Persiceto, Imola, Castiglione dei Pepoli
ROMAGNA Per gli altri Ravenna
Ravenna
S: (3) Faenza, Lugo, Cervia
Volantarimini
Rimini
Csv Ferrara
Ferrara
S: (3) Argenta, Cento, Comacchio
Dar Voce Reggio Emilia
Reggio.Emilia
Forum Solidarietà
Parma
S: (1) Fidenza
TOSCANA Cesvot Toscana 
Firenze
D: (11) Arezzo, Pisa, Pistoia, Siena, Prato, Livorno, Massa Carrara, Lucca, Grosseto, comp. Empoli, Firenze

S: (5) Viareggio, Cecina, Piuombino, Fucecchio, Castelfiorentino

MARCHE Avm Marche 
Ancona (reg.)
D: (5) Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro
Cesv Roma
Roma
D: (7) Formia, Fiumicino, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti, Genzano
LAZIO Spes Roma
Roma
S: (10) Gaeta, Latina, Ariccia, Civitavecchia, Guidonia, Rignano, Roma, Viterbo, Frosinone, Ostia
UMBRIA Cesvol Perugia
Perugia
S: (5) Foligno, Todi, Città di Castello, Gubbio, Spoleto
Cesvol Terni
Terni
S: (2) Amelia, Orvieto
ABRUZZO Csv l’Aquila
L’Aquila
S: (2) Avezzano, Castel di Sangro
Csv Teramo
Teramo
Csv Chieti
Chieti
S: (1) Ortona
Csv Pescara
Pescacara
Il Melograno 
Larino
MOLISE Cesvip Isernia
Isernia
Acesvo Campobasso
Campobasso
BASILICA Polis Potenza
Potenza
S: (2) Lagonegro, Marconia, 
Cesvit Potenza
Potenza
S: (2) Matera, Lauria
SARDEGNA Sardegna Solidale
Cagliari
S: (29) Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia, Macomer, Tortolì, Sanluri, Carbonia, Sinnai, Villaputzu, Iglesias, Gonnosfa-nadiga, Terralba, Sorgono, Orosei, Bosa, Ozieri, Alghero, Tempo Pausania, La Maddalena, Villacidro, Perfugas, Bono , Gavoi, Isili, Ghilarza, Quartu Sant’Elena, Monserrato

 
 
 
 

     Attività dei Csv e personale

I Csv sono imprese sociali multiservizio, presso le cui sedi si svolge un’ampia gamma di funzioni e di attività:

Importanza rilevante hanno quindi sia le attività interne (organizzative e amministrative), che le attività di servizio al pubblico (relazione con le Associazioni, produzione ed erogazione dei servizi), che richiedono strutture e orari sempre più estesi nell’arco del giorno e delle settimana per rispondere ad una crescente domanda.
I Csv operano durante tutti i giorni della settimana e in tutte le fasce orarie diurne.
Solo alcuni Csv hanno la sede aperta al pubblico il sabato mattina, mentre non è praticata l’apertura serale (auspicata da molte Associazioni).
 
 


 
 
 
 




In ogni Csv sono svolte le seguenti funzioni:

Mentre i rappresentati delle Associazioni aderenti negli organi sociali svolgono le funzioni di indirizzo, orientamento, programmazione, controllo, attraverso le risorse umane e professionali degli operatori, esterne al corpo sociale, vengono svolti i servizi.
Le figure professionali attive nei Csv, in misura notevole con un’esperienza precedente nell’ambito del volontariato e del terzo settore (rispettivamente 118  e 80), in particolare per quanto riguarda gli operatori addetti ai servizi sono sostanzialmente di tre tipi:
- direttivo (coordinamento generale, produzione di servizi)
- operativo (segreteria, amministrazione, sportelli, erogazione servizi)
- consulenziale (per le funzioni più di carattere specialistico),
tutte coinvolte nella produzione e nell’erogazione di servizi alle Associazioni e al Volonta-riato.

I Csv si avvalgono anche di volontari e di obiettori di coscienza, che costituiscono tuttavia una parte minoritaria a supporto di operatori più professionalizzati.
 
 






In complesso nei Csv sono attive 267 persone (156 femmine e 111 maschi), molte con contratti a tempo parziale: nell’insieme i 267 opratori sono impegnati per un tempo di lavoro pari a 167 unità lavorative tempo pieno. Coloro che hanno un contratto di collaborazione co-ordinata e continuativa sono il 52%, di assunzione a tempo indeterminato il 36%,  di collabo-razione occasionale il 6%, a consulenza il 5%.
 
 

In complesso elevato è il numero delle figure professionali qualificate, che uniscono un’esperienza nel volontariato e nel terzo settore ad un’elevata scolarità (solo 5 operatori han-no come titolo di studio la scuola dell’obbligo, mentre 121 hanno conseguito la maturità e 141 una laurea, Tav.4.7).
 
 







Una parte delle prestazioni professionali (quelle di più di alto livello) sono acquisite, mediante convenzioni (con associazioni, di volontariato e non, cooperative sociali, studi professionali) per fornire risposte adeguate, qualificate e continuative alle esigenze delle Associazioni.
 
 







La crescita e l’aggiornamento professionale infine avviene mediante lo scambio fra i Csv attraverso:


 

I servizi








In applicazione della normativa e in risposta alle domande delle associazioni le aree di servizio attivate sono 15 (Tav 4.8):
 
 







Nella fase di avvio dei Centri le attività di informazione e consulenza (amministrativa, contabile e fiscale) sono state le prime ad essere attivate, mentre in seguito è cresciuta tutta l’area meno urgente e più complessa (formazione, banca dati, documentazione e biblioteca-emeroteca, assistenza e consulenza alla progettazione, ricerca). In questo quadro l’attività di formazione ha assunto un ruolo rilevante.

I dati che seguono sono ricavati dalle risposte date ai questionari dagli operatori e dai responsabili dei Centri. Essi costituiscono un indicatore quantitativo di massima delle attività svolte dai Centri, poiché ci troviamo per ora di fronte a diversi metodi di registrazione delle attività svolte da parte dei Centri: C’è chi non registra i contatti di carattere informativo, chi non misura i contatti e gli accessi al sito web che oramai moti Centri possiedono, in genere si tiene una contabilità a fini amministrativi e non per valutare la quantità dei servizi erogati.
Complessivamente si tratta di un’attività che il Collegamento nazionale tra i Centri intende rendere omogenea al fine di avere strumenti effettivi di comparazione dei servizi svolti dai Centri.
I dati che seguono sono ricavati dalle risposte date ai questionari dagli operatori e dai responsabili dei Centri. Essi costituiscono un indicatore quantitativo di massima delle attività svolte dai Centri che adottano diversi criteri di registrazione delle richieste e dei servizi erogati (ad esempio, c’è chi non registra i contatti di carattere informativo, chi non misura i contatti e gli accessi al sito web che oramai moti Centri possiedono). In genere si tiene una contabilità a fini amministrativi e non per valutare la quantità e qualità dei servizi erogati.
Il Collegamento nazionale tra i Centri intende rendere omogenea la registrazione e la rilevazione delle attività di servizio, al fine di avere strumenti effettivi di valutazione e comparazione dei servizi svolti dai Centri.
I dati che vengono qui riportati si debbono ritenere di carattere prudenziale, poiché un quarto dei rispondenti ha indicato di aver attivato servizi, ma non ha specificato la dimensione delle attività svolte (spesso si tratta anche di Centri con una consolidata esperienza).
In conclusione i dati rilevati (ad esempio, 20.000 servizi consulenziali, 22.000 partecipanti ai corsi di formazione), indicano che oramai i Centri di servizio al volontariato sono una realtà attiva e operante nella società civile del nostro paese (vedi tavole seguenti), con prestazioni quantitativamente significative in termini di contatti , relazioni e servizi alle associazioni operanti sul territorio.