Collegamento nazionale dei Centri di servizio per il
volontariato
I Centri di servizio per il volontariato in Italia
presenza, struttura e servizi
Rapporto 2000
Sintesi
Febbraio 2001
A cura
Gruppo ricerca del Collegamento nazionale dei Centri di servizio per
volontariato
Cesiav (Centro studi e iniziative per l’associazionismo e il volontariato)
Collegamento nazionale dei Centri di servizio per
il volontariato
Segreteria operativa Ciessevi, Centro servizi volontariato
Milano, via Pusiano 22, 20132 Milano
Cesvot (Centro servizi volontariato Toscana),
pubblicazione
Realizzazione a cura:
Gruppo ricerca del Collegamento nazionale dei Centri
di servizio per volontariato
Impostazione e ricerca sul campo: Francesco Aurisicchio,
Riccardo Bresciani, Luca Dallara, Michelangelo De Donà, Emanuela
Di Falco, Alessando Fedeli, Marco Granelli, Marina Martini, Nevio Meneguz,
Tina Paggi, Cristian Pavanello, Cristian Pedrazzini, Giacomo Trufelli
Cesiav (Centro studi e iniziative per l’associazionismo
e il volontariato)
Coordinamento ricerca, elaborazione, redazione: Guido
Memo, Antonio Voltolini, Fausto Bertazzoni, Francesca Rossi, Simone Recchia
PREMESSA
Presentazione
Note metodologiche
I CAPITOLO Quadro Normativo, cronologia e struttura
Cronologia essenziale di un processo
La legge 266/91 e il DI 8/10/97
II CAPITOLO I fondi speciali per il volontariato e i Comitati
di gestione
Insediamento e rinnovo dei Cdg
Accantonamento e assegnazione dei fondi
Cronologia dell’istituzione dei Centri di Servizio
III CAPITOLO I Csv, rapporti con territorio e volontariato
Ambito di competenze territoriale
Assetto giuridico deli enti gestori
Organizzazioni fondatrici ed aderenti agli Enti gestori
Rappresentatività delle Reti Associative
La costituzione degli Enti gestori e il processo di sviluppo dei Csv
Organizzazione istituzionale degli Enti Gestori dei Centri di servizio
I rappresentanti dei Comitati di Gestione negli organi degli Enti Gestori
IV CAPITOLO I Csv,rete territoriale, struttura operativa e servizi
Rete territoriale
Le attività e il personale
I servizi
APPENDICE
1. Il Collegamento nazionale tra i Centri di servizio per il volontariato
Premessa
I Centri di Servizio per il Volontariato costituiscono oggi una rete di punti di informazione e di riferimento a disposizione delle organizzazioni di volontariato che sta consolidando a distanza di quattro anni dall’avvio delle prime sperimentazioni. La legge quadro sul volontariato, a dieci anni dalla sua promulgazione, aveva stabilito all’art. 15 l’istituzione di Centri di servizio a disposizione del Volontariato per sostenerlo e qualificarlo, gestiti direttamente dalle stesse organizzazioni di volontariato e finanziati da quelle che oggi sono le fondazioni bancarie. Una decisione che ha dovuto superare molti ostacoli, ma che oggi è diventata realtà.
Quella che abbiamo di fronte in Italia oggi è una situazione che presenta diverse caratteristiche:
Il portavoce del Collegamento nazionale
Marco Granelli
Note metodologiche
Questo lavoro riporta una prima sintesi dei dati rilevati nel Monitoraggio
nazionale sui Centri di servizio al volontariato 2000, svolto dal Gruppo
ricerca del Collegamento nazionale dei Centri di servizio per volontariato,
dal Cesiav (Centro studi e ricerche per l’associa-zionismo e il volontariato)
che ha curato il coordinamento operativo della ricerca, l’elaborazione
dei dati, la redazione del rapporto.
Il Monitoraggio 2000 costituisce un ampliamento ed un approfondimento,
oltre che naturalmente un’aggiornamento delle precedenti rilevazioni in
argomento. Complessivamente, a partire dal 1997, il monitoraggio sull’avvio
e sulla realtà dei Centri di servizio al volontariato in Italia
è alla sua quarta fase. Le precedenti rilevazioni sono state realizzate
dal Cesiav per l’Osservatorio nazionale sul volontariato e il Dipartimento
Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei ministri, mentre questa
è stata svolta da un gruppo di lavoro misto composto dal Cesiav
stesso e dal Collegamento nazionale dei Centri di servizio per il volontariato.
E’ auspicabile che questo lavoro di ricerca e raccolta dati cominciato
all’inizio in maniera un po’ pionieriscico, si perfezioni ulteriormente
divenedo più ricorrente e approfondito, fornendo così dati
puntuali sullo sviluppo di un servizio così importante per le organizzazioni
di volontariato in Italia. Anche il numero degli organismi coinvolti e
che patrocinano la ricerca è un indice della crescita della sua
importanza ed obiettività, è quindi auspicabile un’ulteriore
ampliamento del gruppo di ricerca, al fine di costituire un’osservatorio
sempre più autorevole in grado di rappresentare un punto di riferimento.
Nel corso della ricerca si sono raccolti molti dati qui solo in parte
utilzzati e che costituiranno la base per una prossima e più completa
elabarazione e pubblicazione.
Risultati e limiti della rilevazione
La ricerca è stata svolta utilizzando come strumento di rilevazione
un questionario, che tratta tutti gli aspetti dei Csv, e come rilevatori
i componenti del Gruppo di ricerca del Collegamento nazionale. Ciò
ha permesso la rilevazione di un’elevata quantità di dati e una
buona affidabilità delle informazioni raccolte edelle conseguenti
elaborazioni.
Ciò nonostante alcuni questionari presentavano delle parti incomplete:
in questi casi i dati mancanti sono stati ricostruiti attuando verifiche
incrociate, consultando l’abbondante documentazione raccolta nel corso
dell’indagine o già in possesso del Cesiav e del Collegamento. Comunque
in alcuni casi le informazioni possono essere incomplete.
Legenda
Per le parole più ricorrenti nel testo abbiamo usato i seguenti
acronimi:
I CAPITOLO
Quadro normativo, cronologia
e struttura
Previsti dall'art.15 della legge quadro per il volontariato 266/91 e
regolati da successivi decreti applicativi del 21/11/1991, del 2/12/1994
e dell’8/10/1997, i Centri di servizio sono strutture per il sostegno e
lo sviluppo delle organizzazioni di volontariato e sono finanziati da "fondi
speciali" a livello regionale alimentati da "una quota non inferiore ad
un quindicesimo" dei proventi delle Fondazioni Casse di risparmio e degli
Enti sorti dagli Istituti di credito di diritto pubblico.
I Centri di servizio per il volontariato "a favore del volontariato
e da essi gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l’attività"previsti
dall’art. 15 della 266/91 sono un’innovazione importante nella legislazione
italiana, non solo per quanto riguarda il volontariato ed il Terzo settore,
ma più in generale per la formazione ed il sostegno alla cittadinanza
attiva.
Non ci sono mai stati in Italia interventi legislativi di questo tipo
riguardanti l’associazionismo tradizionale, a differenza di altri paesi
del Centro-Nord Europa.
Non a caso una legislazione così innovativa ha incontrato sul
suo cammino varie difficoltà. La Corte Costituzionale ha dovuto
pronunciarsi per ben tre volte tra il 1992 e la fine del 1993 sull’art.15
della 266 e tutte le volte dando sostanzialmente ragione al legislatore.
La Corte ha così ribadito che il volontariato è"la
più diretta realizzazione del principio di solidarietà sociale
che è posto dalla Costituzione tra i valori fondanti dell’ordinamento
giuridico" ed ha inoltre sottolineato "come questa
moderna visione della dimensione della solidarietà non può
essere limitata al "fare", implicando ciò evidentemente quanto necessario
per sostenere e qualificare l’attività".
L’attuazione dell’art.15 è così avvenuta con forte ritardo
e solo nel 1996 è iniziato l’insediamento di una parte dei Comitati
di gestione dei fondi per il volontariato che istituiscono e finanziano
i Centri.
Appena si è potuto dare attuazione all’art. 15 della 266/91
si sono evidenziate le numerose incongruenze presenti nel D.M. 21/11/1991,
che conformemente a quanto stabilito dall’art. 15 stesso dettava le norme
per l’istituzione e la gestione dei fondi. Una prima modifica relativa
alle forme dell’accantonamento è stata introdotta con il D.M. 2/12/1994.
Modifiche più rilevanti al decreto in questione sono state elaborate
da un gruppo di lavoro voluto dalle associazioni di volontariato e dagli
enti locali. Il nuovo D.M. dell’8/10/1997 ha tra le altre cose stabilito
che:
- i Centri possono essere gestiti solo da enti costituiti a maggioranza
da associazioni di volontariato (oltre che da una singola associazione
di volontariato come precedentemente);
- per il secondo biennio di attività dei Comitati di gestione
possono essere utilizzati tutti i fondi sino a quel momento accumulatisi
a causa del ritardo con cui sono stati istituiti i Centri;
- nelle regioni dove è stato istituito più di un Centro
è necessario provvedere ad un coordinamento che "miri all’utilizzo
ottimale delle risorse disponibili quanto a costi-benefici, alla collaborazione
tra i centri, alla qualificazione e circolazione delle esperienze";
- Comitati di gestione dei fondi sono composti da 15 e non 14 membri,
oltre agli otto rappresentanti delle Fondazioni bancarie, ai quattro del
volontariato, al rappresentante della Regione e del Ministro per la solidarietà
sociale, si viene ad aggiungere anche un rappresentante degli enti locali.
II CAPITOLO
I Comitati di Gestione
La composizione e i compiti del Comitato di gestione ci spiegano l’importanza
di quest’organismo.
Senza i Comitati i Centri non possono essere istituiti, né possono
ricevere i fondi.
I Comitati sono composti da 15 membri nominati da soggetti diversi e
rappresentanti 5 arree (fondazioni bancarie, volontariato, Ministro, Regione,
Enti locali).
Le nomine relative alle fondazioni sono fatte dalle fondazioni stesse
sulla base della loro quota di partecipazione al fondo regionale calcolata
dall’Acri (associazione casse di rispermio italiane), quella spettante
all’Acri va alla prima fondazione rimasta esclusa.
Le nomine regionali, vista la sentenza 355/92 della Corte costituzionale,
somo fatte "secondo le previsioni delle disposizioni regionali in materia".
In alcune regioni tali disposizioni sono state inserite nella legge regionale
prevedendo o la nomina o l’indicazione dei rappresentanti del volontariato
da parte delle organizzazioni stesse; in questo caso sia per quanto riguarda
i tempi di rinnovo che la rappresentatività dei volontari nominati,
la situazione è più certa.
Insediamento e rinnovo dei Cdg
L’insediamento dei Comitati di gestione inizia nel 1996 (Tav. 2.1), in 14 regioni su 21, nel quinto anno successivo al Decreto che ne norma la composizione e compiti e non è ancora completato. Infatti in Calabria, la Regione non l’ha ancora provveduto alle incombenze di propria competenza e a convocare quindi il Cdg, rendendo per ora impossibile l’istituzione dei Centri di servizio.
I dati evidenziano ritardi di due tipi:nell’insediamento;
Tav. 2.2 Mesi di ritardo nel rinnovo del secondo Comitato di gestione
Al momento del monitoraggio dei dati si rileva la mancanza del rinnovo dei Comitati di Gestione in una regione, oltre alla Calabria dove non è ancora stato effettuato il primo insediamento.
La mancanza di continuità dei Comitati di Gestione, in assenza di una norma che permetta la proroga dell’esistente fino alla nomina del nuovo, ha una serie di conseguenze:
1) assenza del ruolo di controllo su Centri di Servizio, sulla regolarità
degli atti e sulla rendicontazione economica periodica e annuale;
2) ritardo nell’approvazione dei programmi annuali di attività
dei Centri di Servizio e dei loro progetti;
3) ritardo nel rinnovo dei rappresentanti del Comitato all’interno
degli organi degli Enti Gestori dei Centri (Consiglio direttivo e Collegio
dei Revisori);
4) Interruzione del flusso finanziario dei fondi speciali, con ripercussioni
sulla continuità dell’attività rivolta alle organizzazioni
di Volontariato e sull’organizzazione stessa del Centro.
Il ritardo nel rinnovo dei Cdg non è comprensibile se non si
tiene conto della loro composizione, evidenziata nel grafico che segue.
Dei 15 componenti 8 sono nominati dagli enti finanziatori ed uno dal
Ministro per la soli solidarietà sociale, e questi membri in genere
sono rinnovati puntualmente.
Sei sono di nomina regionale, e qui in numerose regioni si determina
il problema perché queste sono le nomine più complicate,
dovendo la Regione non solo nominare un proprio rappresentante, ma scegliere
i rappresentanti del volontariato e degli enti locali. L’amplia platea
dei soggetti che costoro devono rappresentare rende complessa e delicata
questa nomina. Come abbiamo già visto in precedenza, la definizione
di un meccanismo legislativo certo e il coinvolgimento del volontariato
lascia minori margini all’incertezza, rende la decisione più rapida
e rispondente a criteri di rappresentatività.
Accantonamento e assegnazione dei fondi
Come previsto dalla Legge sul Volontariato 266/91, a partire dal 1991
le Fondazioni e le Casse di Risparmio hanno accantonato i fondi nella misura
di 1/15.
Nella tavola 2.3 sono presentati gli accantonamenti nei quattro riparti
compresi fra il 1991 e il 2000 per ciascuna regione.
Il primo riparto è stato assegnato (quasi interamente) dai Comitati
di Gestione per il primo biennio di esercizio dei Centri di servizio progressivamente
istituiti a partire dal 1997.
Il secondo riparto è stato assegnato (parzialmente) ai Centri
di Servizio per il secondo biennio di attività.
Il terzo riparto sarà assegnato per il biennio 2001-2002 ai
Centri che stanno entrando nel quinto anno di esercizio.
Lo svolgimento del processo di accantonamento e di erogazione dei fondi
ai Centri è rappresentato nella tavola 2.4, che mette a confronto
la cronologia dei diversi processi (accantonamento dei fondi, istituzione
dei Comitati di gestione, formazione delle associazioni di associazioni,
istituzione dei Centri di Servizio). Appare evidente la distanza temporale
fra accantonamento dei fondi ed erogazione, che è determinata dal
meccanismo stesso della legge. Al di là del ritardo accumulato nei
primi anni di partenza per i ricorsi, le difficoltà di applicazione
del DI 21/11/1991, che hanno impedito l’applicazione della legge sino al
1995, normalmente tra accantonamento ed utilizzo dei fondi passano da due
a tre anni. A questo si sono sinora aggiunti ulteriori ritardi nel rinnovo
dei Cdg e le conseguenti prolungate interruzioni nel lavoro dei Cdg.
La tav. 2.4 evidenzia, rispetto a questi fondi, una serie di limitazioni
nelle reali disponibilità finanziarie.
NB. I fondi accantonati sono costituiti da 1/15 dei proventi
di ciascuna fondazione, accantonati all’approvazione del bilancio consuntivo.
I fondi assegnati sono quelli destinati annualmente dal Cdg
ad ogni singolo Centro. I fondi erogati sono quelli versati
dalle fondazioni finanziatrici sui conti dei singoli Csv.
I fondi accantonati nel primo e secondo riparto sinora utilizzati
Sulla base di un’attenta stima dei flussi dei fondi un primo filtro,
che ha comportato una riduzione di circa il 10%, è costituito dall’assegnazione
dei fondi, avvenuta solo dove sono operativi i Cdg e istituiti i Csv.
Un secondo filtro, che ha comportato una riduzione di circa il 20%,
si rileva tra l’accantonamento e l’assegnazione da parte dei Cdg, a causa
dei tempi lunghi del meccanismo legislativo e della sua applicazione, oltre
che dei ritardi prima descritti nel rinnovo dei Cdg.
Un terzo filtro, che ha comportato una riduzione di circa il 10%, è
dovuto all’erogazione, spesso effettuata per quote dei fondi, alcune delle
quali sono acquisite dai Centri solo nell’anno successivo a rendicontazione
delle spese sostenute. L’erogazione reale è al netto della quota
necessaria per il funzionamento dei Comitati di gestione (in genere 5-7
%), che negli anni successivi viene restituita per quanto non utilizzato.
L’utilizzo dei Fondi erogati non sempre avviene integralmente in tempi
brevi, sia per le difficoltà organizzative dei Centri soprattutto
nella fase di avvio e consolidamento, e sia per la ricerca di soluzioni
adeguate e oculate nella realizzazione dei programmi previsti.
Queste sono le ragioni nel dilazionamento del flusso dei fondi, che
nell’arco di tempo considerato comporta una diminuzione della disponibilità
e dell’utilizzo dei fondi accantonati, come illustrato dalla Tav. 2.5.
Cronologia dell’istituzione dei Centri di Servizio
A seguito dei ricorsi descritti al Cap. I solo a partire dal 1997 ha inizio l’istituzione dei Centri di Servizio. La Tav. 2.6 evidenzia il processo di istituzione dei Centri di servizio che si è sviluppata in primo luogo nel Nord Italia e successivamente si è esteso nel Centro e nel Sud. La costruzione della rete nazionale dei Centri non è ancora completata: diversi Csv sono tuttora nella fase di avvio con un’esperienza ancora limitata, che richiede il concorso delle istituzioni interessate e un buon utilizzo dei fattori di sviluppo.
III CAPITOLO
I Csv, rapporti con territorio
e volontariato
I Centri istituiti al 31/12/2000 sono 51
I Csv hanno identiche finalità e compiti, ma si differenziano per alcuni aspetti, determinati da condizioni e processi locali:
a) ambito di competenza territoriale
b) assetto e profilo giuridico
c) caratteristiche e composizione degli enti gestori
d) ruolo delle reti associative
Ambito di competenza territoriale
I Comitati di gestione delle diverse regioni hanno deliberato l'istituzione
dei Csv in relazione ai criteri istitutivi da essi emanati nei bandi, a
partire da questa prima scelta:
a) vasto ambito territoriale di competenza (regionale
e interprovinciale)
b) limitato ambito territoriale di competenza (provinciale
e circondariale)
anche sulla base in alcune regioni di un dibattito tra le organizzazioni
volontariato.
Considerando il criterio prevalente applicato da ogni Comitato di gestione,
si rileva la seguente ripartizione:
Tenuto conto del numero di centri presenti in ogni regione i Csv istituiti secondo l'ambito di competenza sono:
Copertura territoriale
Al 31/12/2000 oltre il 75% delle Province italiane risulta presidiato dalla presenza e dall’attività di Csv, o in fase di presidio (Friuli).
Assetto giuridico deli enti gestori
In base ai Progetti dei Csv, fondati sulle normative emanate dai Cdg
nei bandi istitutivi e sui diversi processi di aggregazione delle organizzazioni
di volontariato a livello locale i Csv sono stati affidati alla gestione
di soggetti giuridici di tre tipi:
L’affidamento ad Associazioni di Associazioni è stata la scelta
prevalente.
L’affidamento a singole Associazioni è avvenuto in Abruzzo (2
centri) e Molise (3 centri), anche a causa di un più debole rapporto
interassociativo, rispetto alla maggioranza delle regioni italiane, che
ha favorito questa soluzione.
L’affidamento a Consulte e Coordinamenti è avvenuta in Veneto,
dove il bando istitutivo ha dato un ruolo privilegiato e particolare alle
consulte.
La Sardegna ha un modello particolare di gestione: il Csv Sardegna
solidale è stato proposto da un Comitato promotore di Associazioni
regionali che ha affidato la responsabilità legale ed amministrativa
ad una di esse, nell’organo di gestione del Centro sono presenti tre rappresentanti
delle associazioni facenti parte del Comitato promotore del Centro.
I Csv sono gestiti o da da singole Associazioni di volontariato o da
Enti costituiti esclusivamente o a maggioranza da Associazioni di volontariato.
Le Associazioni di Associazioni sono state infatti costituite (Tav.
3.3) secondo tre configurazioni, con la prevalenza di Associazioni iscritte
ai registri:
Gli Enti gestori dei Csv, in alcune regioni (Valle D’Aosta, Liguria,
Emilia Romagna, Molise, Toscana), sono tutti o prevalentemente iscritti
ai Registri regionali del volontariato; mentre in altre regioni (Lombardia,
Friuli, Lazio, Umbria, Basilicata) non sono iscritti.
Un numero limitato di Enti non iscritti ai registri regionali del volontariato,
si è registrato come Onlus (tav 3.7).
Organizzazioni fondatrici ed aderenti agli Enti gestori dei Csv
Le Organizzazioni di volontariato che hanno partecipato alla fondazione
degli Enti gestoridei 51 Csv sono state 828, le organizzazioni aderenti
a fine 2000 sono 2345 (Tav. 3.8).
Appare evidente un forte incremento, rispetto ai dati del monitoraggio (Osservatorio nazionale/Cesiav) del 1998, che deriva sia dal processo di diffusione dei Csv, ancora in atto a livello nazionale (progressiva istituzione in tutte le regioni), ma in misura maggiiore dal considerevole aumento del numero degli aderenti, dall’infittirsi dei rapporti con le associazioni del territorio e della volontà di partecipazione agli organi sociali e alle responsabilità degli Enti gestori.
Il livello di partecipazione è rilevante nelle aree del Nord
e del Centro Italia, in particolare dove l’adesione delle singole Associazioni
è rafforzata dall’adesione di reti associative (Tav. 3.9 - 3.10
- 3.11) di livello regionale e provinciale e da coordinamenti locali.
Il fenomeno esaminato a livello di ciascun Csv (Tav. 3.8), evidenzia
il ruolo delle reti in alcune regioni e provincie (Toscana, Sardegna, Lombardia,
Lazio, Piemonte, Belluno, Genova, Savona, Biella, Parma), dove o per la
dimensione stessa del territorio o per le consolidate tradizioni organizzative,
le reti del volontariato sono più forti.
In complesso le 258 Reti Associative sono così ripartite:
Rappresentatività delle Reti Associative
Le 258 Reti associative, che costituiscono circa il 10% delle organizzazioni aderenti agli Enti gestori, rappresentano in realtà molte più associazioni. Sulla base di una stima pruden-ziale, le organizzazioni associate in queste reti sono valutabili in circa 7000 associazioni di base. Si tratta di una parte rilevante dell’insieme delle organizzazioni di volontariato presenti nel territorio, che modifica in maniera significativa il dato della rappresentatività che appare a prima vista.
Infatti, analizzando le informazioni acquisite dai 51 Csv sul loro territorio
e relative alle associazioni non iscritte ai registri e attribuendo un
valore prudenziale di aderenti ad ogni rete associativa socia degli Enti
gestori (40 associazioni per ogni rete regionale, 20 per ogni rete provinciale,
20 per le altre reti), si ottiene un risultato interessante e sorprendente
in termini di rappresentatività degli Enti Gestori dei Csv:
1. sul totale delle Associazioni di volontariato iscritte e non
iscritte ai registri regionali del volontariato, il complesso delle
associazioni aderenti alle reti (circa 7000) e delle associa-zioni di base
che hanno aderito singolarmente agli Enti Gestori dei Csv (2087), costituisce
circa il 30% di tutte le associazioni presenti nelle regioni
considerate (stimato dai Csv in circa 29.000);
2. considerate le sole associazioni iscritte ai registri regionali
del volontariato, visto che la gran parte delle associazioni in rete sono
iscritte ai registri e tenuto conto che nelle regioni interessate secondo
l’Istat erano 12474 alla fine del 1999, dobbiamo concludere che il complesso
delle associazioni rappresentate negli Enti Gestori costituisce addirittura
circa i due terzi di quelle iscritte.
La costituzione degli Enti gestori
e il processo di sviluppo dei Csv
La Tav. 3.13 illustra bene Centro per Centro i tempi del processo di
istituzione e di avvio dei Csv a partire dal 1997 ad oggi.
La fondazione degli Enti gestori dei Csv monitorati (tav. 3.12) è
avvenuta tra il 1994 e il 2000 (fatta eccezione per le singole associazioni
di volontariato sorte precedentemente con altri scopi e il Comitato Intesa
di Belluno), in particolare:
Nella primavera del 1996 le Regioni avevano provveduto all’insediamento dei primi Comitati di gestione, su sollecitazione dell’allora Ministro della Solidarietà sociale Ossicini, ed alcuni di essi, Emilia Romaga e Veneto, nel gennaio del 1997 avevano insediato i primi Centri. Possiamo prendere quella data come inizio del processo di avvio dei Csv e confrontare il percorso di ciascuna regione e centro.
I fenomeni rilevabili sono i seguenti:
a) La maggior parte dei Centri sono stati istituiti entro il 1997 e i più anziani hanno accumulato un’esperienza di 4 anni, tra istituzione e periodo di attività;
b) La fase di avvio, comprendente la fase organizzativa dell’Ente gestore,l’acquisizione dei fondi, il reperimento delle sedi e delle risorse umane essenziali all’operatività, ha avuto un decorso variabile, prevalentemente attorno a 6/8 mesi, escluso l’Abruzzo e dove i ritardi nell’erogazione dei fondi hanno dilazionato l’avvio di attività dei Centri. Complessivamente la ripartizione è la seguente:
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c) La fase effettiva di attività (erogazione
dei servizi e decentramento territoriale) è mediamente di 2/3 anni,
con la seguente ripartizione:
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Organizzazione istituzionale
degli Enti Gestori dei Centri di servizio
L’organizzazione tipo degli Enti gestori dei Csv è costituita dai seguenti organi:
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Il livello di partecipazione negli organi sociali degli Enti Gestori (Tav. 3.15) è elevato.
I dati sono, infatti, i seguenti:
I rappresentanti dei Comitati di gestione negli organi degli Enti gestori
Di ogni Consiglio direttivo e ogni Collegio dei Sindaci revisori è
membro di diritto un rappresentante del Comitato di gestione, in complesso
102 sono quindi i rappresentanti dei Cdg.
Il livello di partecipazione dei rappresentanti dei Cdg alla vita dei
Csv nell’anno 2000 è mediamente abbastanza assiduo (circa 2 incontri
su 3) ed omogeneo tra i due organi:
IV CAPITOLO
I Csv: rete territoriale, struttura
operativa e servizi
Rete territoriale
La rete territoriale dei Punti di servizio a livello nazionale nel 2000 è la seguente:
Tipologia | Sedi |
Csv | 51 |
Delegazioni | 46 |
Sportelli | 121 |
Punti di Servizio | 218 |
La rete è in continuo sviluppo sia in parte per l’istituzione
di nuovi Csv, ma soprattutto per il processo di decentramento in atto,
particolarmente tra i Centri che sono sorti prima.
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In sviluppo |
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In sviluppo |
Differenti funzioni hanno i Punti di servizio. Nelle sedi (regionali o provinciali) dei Csv sono svolte sia le funzioni istituzionali (attività degli organi sociali degli Enti gestori dei Centri) che le attività di servizio al volontariato da parte degli operatori.
Le delegazioni sono un punto di servizio e un momento decentrato della direzione del Csv in un determinato ambito locale, provinciale o subprovinciale. Quindi oltre all’attività degli operatori locali del Centro, nelle sedi delle delegazioni si tengono assemblee delle associazioni, riunioni di gruppi di lavoro e degli organi sociali delle delegazioni.
Gli sportelli sono punti di servizio dove sono presenti operatori locali del Centro.
La rete territoriale dei punti di servizio risponde a tre missioni:
Tav. 4.2 Articolazione territoriale dei Centri: sedi e sportelli operativi
REGIONE |
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CENTRALE |
E SPORTELLI (S) ATTIVI |
V. AOSTA | Csv Val d' Aosta |
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PIEMONTE |
Vssp Torino |
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S: (3) Bussoleno, Casal Monferrato, Moncalieri |
Acsv Biella-No-Vc-Vco |
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D: (3) Novara, Pallanzeno,
Vercelli
S. (5) Santià, Saluggia, Cossato, Mongrando, Trivero |
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Univol-Csv Asti-Al-Cn-To |
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D: (19) Pinerolo, Cuneo,
Saluzzo, Alessandria, Alessandria Sud, Alba-Bra, Aqui Terme, Asti, Novi
Ligure, Ovada, Torino, Tortona, Ivrea, Rivarolo, Torre Pellice, Savigliano,
Carmagnola, Mondovì, Casale Monferrato
S: (2) Rivoli, Crié, |
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Celivo Genova |
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LIGURIA | Cespim Imperia |
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Cesavo Savona |
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S: (1) Quiliano | |
Vivere insieme La Spezia |
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S: (3) Sarzana, Levanto, Sesta Godano | |
Csv Brescia |
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Ciessevi Milano |
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Cds Pavia |
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S: (2) Vigevano, Voghera | |
LOMBADIA | Cisvol Cremona-Lodi |
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D: (1) Lodi
S: (6) Casalmaggiore, Soresina, Lodivecchio, Sant’Angelo Lodigiano, Zelo Buon Persico, Crema |
Cesvov Varese |
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S: (3) Gallate, Castellanza, Laveno-Monbello | |
Bottega del vol.. Bergamo |
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S: (2) Albino, Ponte San Pietro | |
Avc-Csv Como |
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Solevol Lecco
–
Sondrio |
(1) Sondrio |
S: (1) Casatenovo | |
Csv Mantova |
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Csv Treviso |
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S: (3) Oderzo, Vittorio Veneto, Montebelluna | |
Csv Padova |
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S: (2) Este, Tombolo | |
Csv Belluno |
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S: (1) Feltre | |
VENETO | Csv Vicenza |
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S: (2) Bassano del Grappa e Schio |
Csv Rovigo |
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S: (1) Adria | |
Csv Venezia |
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S: (2) Portogruaro, Mirano | |
Csv Verona |
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S: (2) Legnago, Villafranca | |
TRENTO | Cds Trento |
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S: (5) Borgo Val Sugana, Cavalese, Dimaro, Rovereto, Tione |
Csv Modena |
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S: (4) Carpi, Sassuolo, Vignola, Castelfranco | |
Csv Forlì-Cesena |
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S: (3) Cesena, Modigliana, Cesenatico | |
Svep Piacenza |
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S: (4) Ponte Olio, Bobbio, Castelsangiovanni, Fiorenzuola D'Arda | |
EMILIA | Cesevobo Bologna |
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S: (3) San Giovanni in Persiceto, Imola, Castiglione dei Pepoli |
ROMAGNA | Per gli altri Ravenna |
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S: (3) Faenza, Lugo, Cervia |
Volantarimini |
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Csv Ferrara |
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S: (3) Argenta, Cento, Comacchio | |
Dar Voce Reggio Emilia |
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Forum Solidarietà |
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S: (1) Fidenza | |
TOSCANA | Cesvot Toscana |
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D: (11) Arezzo, Pisa,
Pistoia, Siena, Prato, Livorno, Massa Carrara, Lucca, Grosseto, comp. Empoli,
Firenze
S: (5) Viareggio, Cecina, Piuombino, Fucecchio, Castelfiorentino |
MARCHE | Avm Marche |
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D: (5) Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, Pesaro |
Cesv Roma |
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D: (7) Formia, Fiumicino, Viterbo, Latina, Frosinone, Rieti, Genzano | |
LAZIO | Spes Roma |
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S: (10) Gaeta, Latina, Ariccia, Civitavecchia, Guidonia, Rignano, Roma, Viterbo, Frosinone, Ostia |
UMBRIA | Cesvol Perugia |
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S: (5) Foligno, Todi, Città di Castello, Gubbio, Spoleto |
Cesvol Terni |
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S: (2) Amelia, Orvieto | |
ABRUZZO | Csv l’Aquila |
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S: (2) Avezzano, Castel di Sangro |
Csv Teramo |
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Csv Chieti |
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S: (1) Ortona | |
Csv Pescara |
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Il Melograno |
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MOLISE | Cesvip Isernia |
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Acesvo Campobasso |
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BASILICA | Polis Potenza |
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S: (2) Lagonegro, Marconia, |
Cesvit Potenza |
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S: (2) Matera, Lauria | |
SARDEGNA | Sardegna Solidale |
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S: (29) Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia, Macomer, Tortolì, Sanluri, Carbonia, Sinnai, Villaputzu, Iglesias, Gonnosfa-nadiga, Terralba, Sorgono, Orosei, Bosa, Ozieri, Alghero, Tempo Pausania, La Maddalena, Villacidro, Perfugas, Bono , Gavoi, Isili, Ghilarza, Quartu Sant’Elena, Monserrato |
Attività dei Csv e personale
I Csv sono imprese sociali multiservizio, presso le cui sedi si svolge un’ampia gamma di funzioni e di attività:
In ogni Csv sono svolte le seguenti funzioni:
I Csv si avvalgono anche di volontari e di obiettori di coscienza, che
costituiscono tuttavia una parte minoritaria a supporto di operatori più
professionalizzati.
In complesso nei Csv sono attive 267 persone (156 femmine e 111 maschi),
molte con contratti a tempo parziale: nell’insieme i 267 opratori sono
impegnati per un tempo di lavoro pari a 167 unità lavorative tempo
pieno. Coloro che hanno un contratto di collaborazione co-ordinata e continuativa
sono il 52%, di assunzione a tempo indeterminato il 36%, di collabo-razione
occasionale il 6%, a consulenza il 5%.
In complesso elevato è il numero delle figure professionali qualificate,
che uniscono un’esperienza nel volontariato e nel terzo settore ad un’elevata
scolarità (solo 5 operatori han-no come titolo di studio la scuola
dell’obbligo, mentre 121 hanno conseguito la maturità e 141 una
laurea, Tav.4.7).
Una parte delle prestazioni professionali (quelle di più di alto
livello) sono acquisite, mediante convenzioni (con associazioni, di volontariato
e non, cooperative sociali, studi professionali) per fornire risposte adeguate,
qualificate e continuative alle esigenze delle Associazioni.
La crescita e l’aggiornamento professionale infine avviene mediante lo scambio fra i Csv attraverso:
I servizi
In applicazione della normativa e in risposta alle domande delle associazioni
le aree di servizio attivate sono 15 (Tav 4.8):
Nella fase di avvio dei Centri le attività di informazione e consulenza (amministrativa, contabile e fiscale) sono state le prime ad essere attivate, mentre in seguito è cresciuta tutta l’area meno urgente e più complessa (formazione, banca dati, documentazione e biblioteca-emeroteca, assistenza e consulenza alla progettazione, ricerca). In questo quadro l’attività di formazione ha assunto un ruolo rilevante.
I dati che seguono sono ricavati dalle risposte date ai questionari
dagli operatori e dai responsabili dei Centri. Essi costituiscono un indicatore
quantitativo di massima delle attività svolte dai Centri, poiché
ci troviamo per ora di fronte a diversi metodi di registrazione delle attività
svolte da parte dei Centri: C’è chi non registra i contatti di carattere
informativo, chi non misura i contatti e gli accessi al sito web che oramai
moti Centri possiedono, in genere si tiene una contabilità a fini
amministrativi e non per valutare la quantità dei servizi erogati.
Complessivamente si tratta di un’attività che il Collegamento
nazionale tra i Centri intende rendere omogenea al fine di avere strumenti
effettivi di comparazione dei servizi svolti dai Centri.
I dati che seguono sono ricavati dalle risposte date ai questionari
dagli operatori e dai responsabili dei Centri. Essi costituiscono un indicatore
quantitativo di massima delle attività svolte dai Centri che adottano
diversi criteri di registrazione delle richieste e dei servizi erogati
(ad esempio, c’è chi non registra i contatti di carattere informativo,
chi non misura i contatti e gli accessi al sito web che oramai moti Centri
possiedono). In genere si tiene una contabilità a fini amministrativi
e non per valutare la quantità e qualità dei servizi erogati.
Il Collegamento nazionale tra i Centri intende rendere omogenea la
registrazione e la rilevazione delle attività di servizio, al fine
di avere strumenti effettivi di valutazione e comparazione dei servizi
svolti dai Centri.
I dati che vengono qui riportati si debbono ritenere di carattere prudenziale,
poiché un quarto dei rispondenti ha indicato di aver attivato servizi,
ma non ha specificato la dimensione delle attività svolte (spesso
si tratta anche di Centri con una consolidata esperienza).
In conclusione i dati rilevati (ad esempio, 20.000 servizi consulenziali,
22.000 partecipanti ai corsi di formazione), indicano che oramai i Centri
di servizio al volontariato sono una realtà attiva e operante nella
società civile del nostro paese (vedi tavole seguenti), con prestazioni
quantitativamente significative in termini di contatti , relazioni e servizi
alle associazioni operanti sul territorio.