MONITORAGGIO NAZIONALE DEI CENTRI DI SERVIZIO
I Centri di servizio (una realtà già operativa in molte
regioni italiane), tramite il lavoro di consulenza, promozione, informazione,
documentazione, formazione e ricerca, consentono alle organizzazioni del
volontariato di consolidare la loro presenza, di sviluppare nuove competenze,
allacciare nuovi contatti e realizzare progetti innovativi.
Con percorsi, modalità e tempi diversi le associazioni stanno imparando ad avvalersi dei Centri e a comprenderne l’importanza strategica.
I Centri sono caratterizzati da un grande fermento di iniziative, servizi e progetti realizzati sulla base delle esperienze e competenze dei fondatori e degli operatori, ma allo stato attuale non esistono modelli e strumenti di supporto o documentazione specifica relativi alla pianificazione e all’organizzazione dei servizi.
Fin dalla sua costituzione, nel febbraio 1996, il Cesiav ha considerato la partecipazione ed il sostegno alla costituzione e all’avvio dei Centri di servizio al volontariato un impegno prioritario. Nello statuto, due sono gli scopi fondamentali del Cesiav : 1) fornire servizi e consulenze, innanzitutto ai soci, nella fase di costituzione e avvio dei Centri di servizio al volontariato previsti dall’art. 15 della Legge quadro 266/91; 2) "svolgere studi e ricerche sulle problematiche del terzo settore".
Sulla base di un progetto presentato dal Cesiav nel 1996, l’Osservatorio
nazionale per il volontariato ha affidato al Cesiav stesso l’incarico
del monitoraggio nazionale sulla fase di avvio dei Centri di servizio al
volontariato con lo scopo di studiare i modelli organizzativi ottimali
per il funzionamento dei Centri di servizio, seguire la fase di avvio di
alcuni Centri ed infine elaborare e diffondere i risultati emersi.
La prima fase del monitoraggio
L’avvio dei Centri di servizio
La prima fase del monitoraggio si è svolta nei mesi tra settembre e dicembre 1997. Un Rapporto intermedio è stato presentato a Firenze il 18 ottobre 1997, in occasione del seminario nazionale su Lo stato di attuazione del DM 21.11.91 e successive modifiche.
Il secondo Rapporto conclusivo è stato presentato il 22 gennaio 1998 a Bologna, presso la Regione, nel corso del seminario convocato dal Dipartimento Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei ministri.
La ricerca aveva i seguenti obiettivi:
a) studiare i modelli organizzativi ottimali per il funzionamento dei Centri di servizio;
b) monitorare la fase di avvio di alcuni Centri;
c) elaborare e diffondere i risultati della ricerca.
Nel corso del monitoraggio il primo obiettivo si è andato modificando in quanto, dall’analisi delle diverse modalità di costituzione dei Centri, è emersa una realtà molto eterogenea. È parso quindi più significativo ricostruire la storia e i fattori che hanno determinato la fisionomia dei Centri, individuando collegamenti significativi con il contesto di appartenenza (quadro normativo regionale, caratteristiche del volontariato locale, rapporti con gli enti locali ecc.) . Il metodo adottato è stato in prevalenza quello del reperimento, dell’analisi e della rielaborazione della documentazione, integrati da contatti personali e visite in loco.
Il Rapporto conclusivo è articolato in sei punti suddivisi in tre parti.
La seconda parte (2) riporta il quadro aggiornato dell’ attuazione dell’articolo 15 della 266/91 nelle Regioni e nelle Province autonome. Lo stato di attuazione dei Centri di servizio è stato verificato con due questionari: uno indirizzato ai Comitati di gestione del Fondo speciale ed uno inviato ai Centri di servizio istituiti entro il 1° dicembre 1997 .
La terza parte (3,4,5,6) riassume le caratteristiche dei Centri di servizio istituiti e operativi, rilevate analizzando Statuti, Regolamenti, progetti presentati ai Comitati di gestione . Per ogni regione in cui erano stati istituiti i Centri (a dicembre ’97 erano: Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia, Molise, Piemonte e Liguria) è stata redatta una scheda contenente il quadro normativo (la legge regionale sul volontariato), i Centri istituiti, il percorso delle associazioni presentatrici dei progetti, i tempi di attuazione dall’istituzione all’operatività, le modalità ed i criteri di erogazione dei finanziamenti da parte del Comitato di gestione.
Per ogni singolo Centro di servizio è stata redatta una scheda
con il bacino d’utenza, le finalità del Centro espresse nello statuto,
gli obiettivi, la forma giuridica, gli organi sociali e loro attribuzioni,
la struttura organizzativa, i servizi forniti, il bilancio di previsione,
il rapporto con gli enti locali e altri enti pubblici e privati.
La seconda fase del monitoraggio
Il funzionamento dei Centri e i servizi erogati
La seconda fase del monitoraggio si è svolta nei mesi tra maggio e dicembre 1998.
Un Rapporto intermedio, sui Centri di servizio della regione Emilia Romagna, è stato presentato all’Osservatorio il 30 settembre 1998.
Un secondo aggiornamento è stato presentato, con il titolo I Centri i servizio per il volontariato. Un bilancio a sette anni dalla legge nazionale 266/91, assieme alle altre ricerche commissionate dall’Osservatorio nazionale, sul Rapporto biennale sul volontariato in Italia 1998, edito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per gli Affari sociali, pubblicato in occasione della III Conferenza nazionale del volontariato (Foligno, 1998).
Il Rapporto definitivo è in stampa.
La seconda fase del monitoraggio sui Centri di servizio prosegue l’osservazione e lo studio dei Centri di servizio nella loro fase di avvio, ponendo particolare attenzione agli aspetti organizzativi e di funzionamento.
Sono stati analizzati: i modelli organizzativi, le modalità di valorizzazione delle risorse (in particolare quelle del volontariato); i rapporti con gli attori del settore non-profit, con il settore pubblico e con gli altri soggetti presenti nel contesto locale. La ricerca è stata effettuata con due modalità: interviste dirette e visite ai Centri dell’Emilia Romagna (che hanno consentito di testare il questionario); invio di questionari a tutti i centri delle altre regioni italiane che hanno proceduto all’autocompilazione.
Il Rapporto sull’Emilia Romagna si articola in tre capitoli:
Capitolo I I nove Centri di servizio dell’Emilia Romagna
1. Dalla legge regionale all’istituzione dei Centri di servizio
Capitolo II I modelli organizzativi e i servizi
1. Le caratteristiche generali
2. La struttura organizzativa
3. Le risorse umane: gli operatori assunti, i collaboratori, i consulenti,
i volontari, i membri del Consiglio Direttivo, gli obiettori di coscienza
4. La gamma dei servizi offerti
5. I rapporti con l’esterno
Capitolo III I nove Centri di servizio dell’Emilia Romagna: schede descrittive
Ce.Se.Vo.Bo. – Bologna, Centro Di Servizio Ferrara, Ass.I.Pro.V. – Forlì- Cesena, Centro servizi volontariato – Modena, Forum Solidarietà – Parma, Svep – Piacenza, Per Gli Altri – Ravenna, Dar Voce – Reggio Emilia, Volontarimini – Rimini, Bibliografia ragionata.
Il Rapporto illustra: l’esperienza dei gruppi dirigenti, la gamma dei servizi attivata, l’articolazione territoriale a livello provinciale, le specializzazioni dei Centri a livello regionale, le modalità gestionali e i modelli organizzativi presenti.
Le fonti di informazione utilizzate sono state: a) le interviste ai Centri di servizio tramite questionari; b) la documentazione raccolta; c) i progetti di istituzione dei Centri.
Il secondo aggiornamento, I Centri i servizio per il volontariato.
Un bilancio a sette anni dalla legge nazionale 266/91, offre una sintesi
aggiornata dei rapporti di ricerca finora elaborati, indirizzata a tutti
i volontari.
Terza fase del monitoraggio
Modelli organizzativi ed erogazione dei servizi.
I Centri di servizio: studio di alcuni casiLa terza fase del monitoraggio costituisce tuttavia una necessaria integrazione ed un approfondimento del monitoraggio nazionale, poiché lo studio di alcuni centri, assunti come casi di studio fornirà elementi qualitativi e dinamici dei modelli organizzativi e della produzione dei servizi e quindi del rapporto efficienza/efficacia dei casi studiati.
Lo studio di casi esemplari assolve un duplice compito:
Lo studio si articola in due livelli complementari:
Il monitoraggio sull’avvio dei Centri di servizio prevedeva un lavoro di aggiornamento sui dati generali e inoltre l’individuazione di Centri esemplari. Nella fase attuale del monitoraggio è possibile definire alcuni criteri di selezione, appartenenti a due livelli: a) livello di carattere istituzionale-territoriale; b) livello di carattere organizzativo-funzionale.
1. Appartengono al livello istituzionale-territoriale i seguenti criteri:
1. Ambito di competenza territoriale
I casi di studio verteranno prevalentemente su due aspetti:
1. Risorse umane e relazioni interne
Per le regioni con Centri provinciali, inoltre, si propone un’analisi del ruolo del Coordinamento regionale.
Elementi da evidenziare:
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Monitoraggio e analisi della
fase di avvio dei Centri di servizio per il volontariato.
Primo rapporto per il seminario nazionale di Firenze del 18 ottobre 1997 |
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Monitoraggio e analisi della
fase di avvio dei Centri di servizio per il volontariato.
Secondo rapporto per il convegno nazionale di Bologna del 22 gennaio 1998 |
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Monitoraggio 1998 sull’avvio
dei Centri di servizio in Italia:
Primo rapporto: i Centri di servizio dell’Emilia Romagna |
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Monitoraggio e analisi della
fase di avvio dei Centri di servizio per il volontariato
IV Rapporto |
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I Centri di servizio per il
volontariato: un bilancio a sette anni dall’istituzione
Foligno, III Conferenza Nazionale del Volontariato |
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Il volontariato in Europa.
Quadro giuridico, forme organizzative, strutture di promozione accordo
e qualificazione del volontariato.
Foligno, III Conferenza Nazionale del Volontariato |
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Analisi dei casi di studio (in corso) |
Roma 6 agosto 2000