sussidiarietà

Perché occorre discutere ancora di sussidiarietà

Dedico questo intervento a spiegare perché mi sembra importante che l’argomento della sussidiarietà sia affrontato – e continui a essere affrontato, anche in futuro – come stiamo facendo oggi: raccogliendo ‘casi’ sui quali ragionare; e raccogliendoli, anche, per mezzo di procedure ‘concorsuali’, che sollecitino i cittadini a esprimere capacità ideative (progettuali, propositive) oltreché realizzative (che in ogni caso, beninteso, non devono mancare). In estrema sintesi, la ragione sta nel fatto che la sussidiarietà non è una ‘ricetta’, bensì uno ‘schema’. Attribuisco a questa affermazione un significato piuttosto impegnativo, e anche un po’ scabroso, che cerco di chiarire.

Tags: 

Un patrimonio di sussidiarietà da non disperdere

Introduzione [*]

La riflessione proposta in questo scritto parte dall’art. 15 della legge sul volontariato e dalla applicazione che ad essa è stata data attraverso il DM 8 ottobre del 1997. Il legislatore dal 1991, a ben vedere, ha imposto a soggetti della comunità civile, ossia alle fondazioni di origine bancaria e alle casse di risparmio, di destinare una quota dei propri proventi alla costituzione di fondi speciali per il volontariato presso le Regioni; e ciò al fine di istituire i Centri di servizio (CSV) a disposizione delle Organizzazioni di volontariato (ODV), e da queste gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l'attività. Un complesso di norme e regole che ha, quasi per caso, creato un meccanismo di sussidiarietà interessante e che i diversi soggetti – fondazioni, CoGe e CSV – dovrebbero cercare di preservare e far funzionare al meglio, se hanno davvero a cuore il principio di sussidiarietà orizzontale [1].

Salvare e rilanciare il sistema dei Csv

Nove punti di analisi e proposta

1.  L’istituzione e l’attività dei Centri servizio al volontariato (Csv da qui in avanti) in questi anni è stata per molti versi un’esperienza molto positiva e innovativa:
-    ha dato un contributo determinante alla crescita e alla qualificazione delle Organizzazioni di volontariato (Odv) e all’ ”infrastrutturazione sociale”  in Italia e in particolare nel Mezzogiorno;
-    ha aiutato a far rete in un mondo come quello delle Odv storicamente recente (a differenza delle Aps, le Associazioni di promozione sociale) e frammentato;
-    è stata un’esperienza pilota di gestione partecipata di un servizio pubblico rispondente agli artt. 43 e 118, u.c., della Carta Costituzionale. Sono cioè anche stati un’esperienza positiva di formazione alla partecipazione democratica, indicando la strada per ricucire il rapporto cittadini/istituzioni laceratosi da tempo e per riqualificare lo spazio pubblico, curare i beni comuni, rinnovare le istituzioni e lavorare assieme, comunità territoriali e nazionale per uscire dalla crisi, che non è solo di carattere economico.

 
 
 

Privacy Policy